Rassegna storica del Risorgimento

AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
anno <1983>   pagina <21>
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G. Rivera e i borbonici aquilani
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di Termini non lontano da questi luoghi, a cui dovea pur consegnar lettera, per lui datami in Àquila. Quivi ci trattenemmo qualche tempo, ove ebbi campo di parlar ancora col suo teologo canonico Domenico MarinangeliI7) per un mio affare, e uscendo ci affacciammo alla stazione della ferrovia per veder se giun­gesse Persichetti, quarto deputato di cui non sapeasi alcuna nuova. Ma il con­voglio giunse e questi non venne, l'ora era avanzata, Cappelli ritirasi in casa ed io andiedi a pranzo, accompagnato da Pasqualucci, alla rosticceria presso Tea­tro Valle. Alle 10 mi ritrassi in abitazione.
Il giorno seguente, memore del proposito fatto per trovare il Barone A. C, esco di buon'ora e mi trovo all'indirizzo di questi alle 7 a. m. circa. Lo rinvengo finalmente e mi trattengo qualche tempo a parlar seco lui. Egli già sapea tutto sul mio conto finanche il giorno in cui giunsi a Roma. Mi dice della deputa­zione dover esser una, non divisa per provincia e città, e se si era scritto di trovare un individuo ad Aquila, non doveasi intendere uno esclusivamente ma uno al meno, e ove fosser stati di più esser sempre migliore. Quindi io, scelto a rappresentar la provincia, dover presiedere la or fusa deputazione a nome tutto della provincia da presentarsi.
Gli scrupoli del Cappelli dovean dileguarsi a tal decisione, egli, nativo di un paese della provincia, avrebbe fatto parte della provinciale deputazione, a me nativo del capoluogo esser convenientissimo presiederla. Ma egli parlava per suo interesse, non per regolarità della cosa! Arrogo che tal divisamente dovea forse saperlo per essergli stato detto da De Pascale, di far cioè una sola deputa­zione, per cui chi non vi scorge qualche inganno? Ma basta, torniamo al nostro Barone.
Mi dice, per far presto saper l'avvenimento ad Aquila, bisognare un di­spaccio, questo sariasi voluto per la via di Napoli ma ad esso sembrargli meglio farlo direttamente, e per toglier ogni sospetto far mostra parlar di salute con concordate espressioni. A me esser facilissimo in tal modo comunicarlo a mio fratello che penserebbe a divulgarlo. Volentieri accetto tale incarico. Parliamo infine di altro ed accostatasi l'ora della sua uscita lo lascio.
H giorno ricevo la prima lettera da Aquila.
Le sera dopo pranzo mi trovo al caffè a piazza Colonna con Pasqualucci e Cappelli co' quali era rimasto in appuntamento la sera prima. Con essi vado a de Pascale che troviamo in casa. Si ciarla della missione avuta, del come, del quando, e del concertar qualche cosa onde farla uscire a buon esito. Il de Pascale dice dover esser una la deputazione, a nome della Provincia, e volto a Cappelli II vostro indirizzo composto a nome della città è ottimo, non occorre che modificarlo a nome della provincia . Rimango meravigliato sentir questa recisa sentenza senza informarsi del come eravamo stati inviati. Ad ogni modo però mi taccio riserbandomi tenerne parola col Barone A.C. Dopo aver parlato ancora altro tempo nel proposito, ci licenziamo. Facciamo una visita alla stazione della ferrovia per incontrar Persichetti, ma invano. Mi ritiro in casa.
L'indomani andiedi al Barone A.C. ma erano le ore 8 circa a. m., egli era uscito di casa. Prima mezzogiorno col Barone Trasmondi, per appuntamento
17) Domenico Marinangeli era nato a Rocca di Cambio il 4 maggio 1831 e sarebbe morto all'Aquila il 6 febbraio 1921, dopo essere stato nel 1882 vescovo di Foggia e nel 1893 arcivescovo di Troni e Barletta col titolo di Nazaret, in seguito patriarca d'Alessan­dria e canonico lateranense. È intensissima la sua attività, specialmente letteraria, su L'Aquila degli Abruzzi, il periodico intransigente del Filippi sullo scorcio finale degli anni settanta.