Rassegna storica del Risorgimento
AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
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1983
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23
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G. Rivera e i borbonici aquilani 23
Capo 3 Disimpegno
Eccoci finalmente ad incominciare il disimpegno della nostra parte. H Re, prima di riceverci in deputazione, volea conoscerci in udienza privata. Ecco la chiamata fattaci pervenire per De Pascale. A tanta bontà del Re verso di noi bisognava rispondere con altrettanta devozione e gratitudine. Quindi il dì 18 con ogni sollecitudine mi dispongo con Persichetti ad eseguire quanto s'è disposto il giorno precedente. Andiamo tatti a casa de Pascale e con questi muoviamo verso Palazzo Farnese ove alle 10 a. m. giungiamo. Nel montare le scale del palazzo dice Persichetti: È la prima volta che salgo per questa scala. Al che Pasqualucci, volendosi far credere più di ogni altro: Per me è la terza. Ma entrambi restano meravigliati quando soggiungo: Per me è la quarta. Ed in vero, poiché in tutte due le volte che ero stato a Roma avea avuto il piacere di vedere il Re, nella seconda due volte. Ma a nessuno avea fatto saper cosa alcuna di ciò, quando credevano ch'io fossi nuovo affatto di quel
Ma torniamo a proposito. Saliti sopra facciamo una lunga attenzione in anticamera. Vediamo il ritratto di Ferdinando 2 che esisteva all'ambasciata napoletana a Parigi e che il Re aveva fatto venire a Roma, e poscia ci soffermiamo alla stanza presso la quale dovremo esser ricevuti. Qui cade in acconcio dire il tedio causato dalla non breve aspettazione, sebbene il De Pascale sorridendo ci ripeteva il detto de' cortigiani, cioè Queste camere non annoiano . H Cappelli innanzi tutti comincia a dolersi con animo fastidioso e, dandosi aria di uomo indipendente e poco curante le onorificenze, va ripetendo Per me rinuncio fin da ora a fare il cortigiano . Il Persichetti si risente ancor più e dice In tal modo il Re, invece di accattivarsi il cuore de' pochi sudditi rimasti fedeli, li sdegna, e rende più difficile il suo ritorno alla Reggia. E dopo, vedendolo nella vicina camera all'aprirsi della porta, dice, Vedete, il Re è qui vicino, fumando. Par che sia troppo farci attendere, senza che sia occupato in altri affari . Anche il Pasqualucci fa il risentito mostrandosi pur esso stufo di attendere. Confesso in verità che il più moderato fui io, e benché fossi ancora annoiato, noi dimostrai quanto gli altri. Finalmente alle 11 Y2 vediamo il Re, che ci trattiene con affettuose parole. Indi licenziatici usciamo, e il De Pascale resta un tantino. Al corridoio questi ci raggiunge e ci dice Vi debbo confidare un segreto ma mi dovete promettere, anzi dovete giurare (sic) di non dirlo ad alcuno. Il Re vi ammetterà al Battesimo del Principe nascituro. Ciò, vi ripeto, non deve sapersi prima che accada . Usciamo quindi da Palazzo accompagnamo in cocchio De Pascale e torniamo a casa.
Scrivo in risposta a mio fratello ad Aquila, e poscia esco e vado a pranzo.
Nella sera sono al caffè a piazza Colonna, ove vedo i compagni. Qui si congeda da me l'aw. A.M. che l'indomani sarebbe partito. È questo un aquilano che trovasi in Roma dal principio di dicembre per suo affare, disposto, come ho detto, a ripartire il giorno seguente. Sul tardi mi ritiro con Persichetti, e siamo associati da Pasqualucci il qual si trattiene in casa con noi qualche tempo. Parla della galanteria (cane, débosciatezza) dell'alto clero romano alle-
i 20) Le iniziali corrispondono probabilmente a due insegnanti, Alessandro Marrama di geografia alle scuole popolari di S. Filippo o Achille Marchi di estimo all'istituto tecnico.