Rassegna storica del Risorgimento
AQUILA (L') STORIA 1869; RIVERA GIUSEPPE; ROMA STORIA 1869
anno
<
1983
>
pagina
<
30
>
30 Raffaele Colapietra
de Pascale rispondeva piano sull'orecchio di Cappelli: Domani glie ne io cento . Si viene ad altro progetto: il Camaldoli propone di andar tutti in massa, leggendo un solo indirizzo a nome di tutto il Regno e poscia, se fosse piaciuto a qualcuno, dir qualche cosa particolarmente pe' suoi luoghi. A ciò non si adatta il de Pascale, vedendo scemato il bello di far presentare una formale deputazione da parte della sua provincia. Quindi dà il suo parere contrario. Richiesto il Zottoli a dir che glie ne sembrasse, dice: Io rispetto la opinione del Sig. Conte ma divido quella del Barone (de Pascale). E poi dir due parole così... chi sa come possono uscire . E sentendo dire da qualcuno che ognuno si fiderebbe dir qualche cosa: Non dico per me, risponde, che, se c'è persona che non teme dire in taluna circostanza una parola, son io, abituato a perorare ne' rostri... .
A farla breve, dopo aver molto, e forse inutilmente, parlato, si risolve, anche con poco piacere di de Pascale, che sarebbesi letto un indirizzo a nome del Regno, e quindi ogni deputazione particolare avrebbe presentato al Re il proprio, munito delle firme de' componenti- Ma chi leggerà l'indirizzo generale? Qui altra discussione: si propone il Camaldoli, ma questi dice non potere accettare questo incarico temendo di offendere le altrui suscettibilità. Poiché, aggiunge, ci verranno diverse fasce di S. Gennaro, e conviene che una di queste lo legga . Si sospende perciò la quistione, rimettendo ad esso l'incarico di trovare un Personaggio siccome si desidera. Si viene all'altra, di chi forma questo indirizzo. Il Conte, togliendosi la difficoltà, in cui crede incorrere, avea detto: Fatelo, e domani si troverà persona che lo legga . Ora il ripete. Ma il de Pascale, cui poco è andata a genio la presa risoluzione, non se ne dà alcun carico. Sicché Zottoli voi tose gli gli dice: Dunque lo farete. E de Pascale: Fatelo voi . A cui Zottoli: Chiunque lo faccia, si potrà dire presso a poco... (dicendo la sua idea) . Ebbene, riprende il Conte, giacche avete avuto questa felice ispirazione, avrete la bontà di metterla in iscritto . Così Zottoli viene ad accettare il mandato della compilazione.
Concertata così la faccenda, il Conte si licenzia insieme al Marchese Gru-gnali, dicendo dover andare a pranzo. E stando in piedi, prima di uscire, Zottoli dimostra il desiderio che non si venisse a sapere tutto ciò nella sua patria.
Perchè Salerno, dice, è una provincia ove, a preferenza delle altre, vi regnano odi privati, scissure di partiti, e per conseguenza si corre bene rischio d'esser perseguitato. Tanto più che vi appartengono quattro guardasigilli del Regno d'Italia .35) Quattro guardasigilli, risponde il Conte, De Falco, (manca), (manca), e l'altro? . Pironti, l'attuale ministro 5 È vostro Pironti? ,
È nostro! ed è stato mio giovine di studio a cui ho dato sei ducati al mese, che ho creduti buttati perchè, non si crede, ma parlo con tutta verità, faceva degli errori di ortografia. Vedete che ministri d'Italia! E pure mi propose un impegno, quello di Procuratore Generale da lui lasciato quando (fu) chiamato al ministero. Ma gli risposi come si conveniva, non potendo accettare un impegno da lui e dal suo governo .
Con questi ed altri discorsi si fa altro piccolo trattenimento, e quindi il Conte ed il Marchese escono.
39 Oltre a Giovanni De Falco ed a Michele Pironti, i guardasigilli di origine salernitana nel corso del primo decennio unitario erano siati Raffaele Conforti e Paolo Cortese, che per la verità si sarebbe dovuto dire piuttosto lucano (oppure il Ricciardi equivoca con Giuseppe Vacca, napoletano ma magistrato a Salerno?).