Rassegna storica del Risorgimento
MAZZINI GIUSEPPE; STORIOGRAFIA INDIA
anno
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1983
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pagina
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42
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** Giuseppe Flora
L'interesse per le idee mazziniane non fu coltivalo da una singola corrente del nazionalismo inaiano; la diffusione delle tematiche e soprattutto dell'immagine di Mazzini è rìlevabile in forme differenti nelle diverse articolazioni e fasi del movimento nazionale. Et lavoro della Srivastava segue lo svolgimento di queste fasi: un capitolo è dedicato all'approccio dei moderati indiani a Mazzini e alle conseguenze che esso ebbe sulla formazione di un'opinione politica nazionale nei loro centri di attività, un altro capitolo tratta l'influenza di Mazzini sugli esponenti delle correnti estremiste e delle frange rivoluzionarie e un altro ancora l'approccio di Gandhi e dei nazionalisti del suo tempo al pensiero di Mazzini.
Gita Srivastava espone le tappe dello sviluppo del movimento nazionale indiano in epoca pre-gandhiana secondo la classica tripartizione moderati-estre-misti-rivoluzionari codificata da Valentine Chirol in The indicai unrest (London, 1910). In realtà questa tripartizione ha un valore di massima, perché ognuna di queste compagini aveva al suo interno un ampio numero di divisioni. Purtroppo l'autrice non rileva questo fatto, pur conoscendo e citando le opere di nazionalisti, che hanno analizzato le articolazioni interne del proprio movimento (come ad es. LAJPÀT RAI, Young India. An interpretatìon and a history of the nationalist movement front within, New York, 1917). Tale omissione sorprende, anche perché l'esame dell'influenza mazziniana in India costituisce un ottimo punto di osservazione per l'analisi dei fermenti culturali e ideologici del pensiero politico indiano del tempo. Surendra Nath Banerjea, Anandamoham Bose e Yogendranath Vidyabhusan, i liberali moderati bengalesi che introdussero la conoscenza di Mazzini in India, elaborarono una sintesi di ideali democratici e di prìncipi costituzionalisti (sovrapposta a fattori culturali interni), definendo teoricamente una posizione, che, anche se lontana dai successivi sviluppi radicali, era ben diversa da quella conservatrice o liberale-pura (come fu definita nel 1907 da Prìthwischandra Ray) di un Pherozeshah Metha, o di altri dirigenti di associazioni politiche moderate soprattutto a Bombay e nell'India occidentale. Non era una questione di sfumature, ma di impostazione dell'intervento politico.
Gita Srivastava interpreta il fenomeno nazionalistico indiano secondo canoni puramente storico-politici, sui quali in India si è sviluppata una visione apologetica della storia del movimento nazionale, senza accogliere quei contributi storiografici, impegnati a definirne il retroterra e le figure sociali. Storici come Seal, Gallagher, Gordon Johnson, in Inghilterra, e Desai, Bipan Chandra, Aparna Basu, in India, per citare alcuni, hanno rivisto crìticamente il modello a lnngo dominante, che spiegava l'evoluzione politico-nazionale indiana come la contrapposizione di due monoliti: l'imperialismo e il nazionalismo, individuando i fattori sociali, che determinavano il quadro politico coloniale e che agirono nello sviluppo di una coscienza nazionale. Srivastava, descrivendo gli elementi costitutivi della spinta nazionalistica degli anni 1905-18, si limita ad esporre quelli ideologi co-poi itici (cfr. pp. 220-222); viene omesso il fattore determinante della disoccupazione, che, nei primi anni del secolo, affliggeva i giovani del ceto medio urbano acculturato, cioè la componente più dinamica e aggressiva del movimento nazionalista. giusto affermare, come peraltro è sempre stato fatto, che il provvedimento di partizione del Bengala del 1905 fu la miccia, che diede fuoco alle polveri, ma è altrettanto doveroso sottolineare che la maturazione del dissenso politico durante il viceregno di Lord Curzon fu dovuta principalmente agli emendamenti lesivi degli interessi sociali ed economici dei ceti medio-bassi, quali le riforme della pubblica istruzione del 1904, osteggiate da tutte le forze politiche indiane, in quanto prevedevano l'attuazione di un con-