Rassegna storica del Risorgimento

anno <1983>   pagina <46>
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AMICI SCOMPARSI
RICORDO DI SILVIO RUTTERI 4.8.1895-8.11.1982
Ho un ricordo lontano: 1932. Un mio zio, Lionello Levi, era commissario di greco per gli esami di maturità al Petrarca ; Silvio Rutteri era aggregato per la Storia dell'Arte.
Alla fine della mattinata il giovane professore ed io, ragazzino, accom­pagnavamo il vecchio Maestro, che era all'ultimo anno del suo insegnamento. Non ricordo gli argomenti della conversazione, ma una certa intesa ci doveva essere, se divenne una abitudine per tutta la sessione.
Poi, nei tre anni di Liceo, fu mio Professore di Storia dell'Arte: Do­cente meraviglioso per dottrina, per sollecitudine, per entusiasmo. Le immagini delle vecchie diapositive apparivano vive mentre Egli parlava. In una visita recente alla Basilica Eufrasiana di Parenzo, risentivo ancora quanto ci aveva colà illustrato tanti anni prima.
Rutteri era allora il primo collaboratore di Sticotti nella direzione dei Musei cittadini e degli scavi archeologici.
Ricordo una bellissima fotografia in occasione di una visita del Re a Trieste. Dietro, Rutteri, che accompagnava la Regina, davanti, con Sticotti, il Re: appariva felice di avere come guida uno più piccolo di lui.
La nostra collaborazione cominciò dopo la guerra, con i Congressi, le conferenze e le altre attività del comitato di Trieste dell'Istituto e continuò fino alla mia partenza nel 1961.
Al mio ritorno, nel 1975, trovai Rutteri divenuto uno dei più popolari personaggi di Trieste. Giovanissimo, seppure ottantenne, agile e veloce, sempre a piedi Silvieto, ralenta, perchè no ghe la fazo a tignine drio scrittore ed oratore fantastico nell'illustrare la storia, l'arte, la gloria della Città.
Dal 1979, dopo il mio trasferimento alla presidenza del Liceo Dante Ali­ghieri , che ospita il pomeriggio l'Università Popolare, lo vedevo ogni setti­mana per le sue lezioni nell'aula di Arte o per le sue conferenze nell'Aula Magna, quando illustrava ad un pubblico sempre più numeroso la storia, l'arte, la vita della vecchia Trieste.
Lo vidi l'ultima volta in quest'aula, mentre assisteva come Presidente del­l'Università Popolare, ad una rappresentazione di bambini dì una Scuola Ele­mentare: pareva un nonno circondato dai nipotini.
Socio onorario del Rotary Club di Trieste, stupiva tutti per le chiare e dotte relazioni, a braccio , senza neppure appunti.
Di recente, durante una conversazione telefonica, si era lamentato per disturbi di circolazione alle gambe, ma il tono era rimasto vivace ed allegro.
Si era presto ripreso e, in una conviviale del Rotary, ci scherzò sopra con me. Qualche giorno dopo, invece, la dolorosa notizia!
Io, immobilizzato in seguito ad un incidente, non ho potuto rendergli l'estremo saluto.
FABIO SUADI