Rassegna storica del Risorgimento

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anno <1983>   pagina <71>
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Libri e periodici
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Nominato generale per acclamazione dalle milizie e dal popolo entusiasta, fece parte di tre commissioni. La prima fu formata per porre freno agli istinti torbidi e nocivi che, nell'atmosfera di malintesa libertà, determinavano gli atti dei demagoghi e del popolac­cio . La seconda fu decisa per applicare il codice penale a al fine di garantire in, ar­monia con le regolari forze dell'ordine la tranquillità pubblica . La terza fu istituita, dopo l'epurazione a danno dei filoborbonici, per assumere negli impieghi i patriotti.
Politicamente Paolo Restuccia affiancò il Pirajno Commissario del potere esecu­tivo e simbolo della legge. I pirajniani erano monarchici, mentre la linea repubblicana veniva rappresentata da quei gruppi e movimenti politici che formavano l'opposizione. H primo partito voleva la fine della rivoluzione, il secondo, invece, desiderava che fosse continuata.
Al Restuccia, preso particolarmente di mira, furono addebitati abusi e atti di violenza . Lo stefanoto subì ben due attentati, fortunatamente senza conseguenze. Stava per avere inizio la guerra civile, impedita poi per intercessione dell'abate Krimy.
In maggio, per non subire altri attentati il Restuccia si ritirò nel paese natio dove si sentiva al sicuro. A metà mese parti per Siracusa. Da Palermo, presentò ce una sup­plica al Ministero dell'interno e Sicurezza pubblica in cui difese la sua condotta dalle false accuse degli avversari . Da luglio a settembre visse alla macchia perché temeva che qualche suo nemico politico o personale potesse assassinarlo.
Intanto gli avvenimenti precipitarono; il 6 settembre 1848 ventimila soldati sviz­zeri e napoletani, comandati dal generale Filangeri, sbarcarono a Messina. La sera del 7 la città era già in loro mano. Quella stessa notte a Santo Stefano di Briga, i gendarmi borbonici arrestarono Restuccia, che sotto scorta fu condotto alla Cittadella. Successi­vamente scarcerato per amnistia, rimase in libertà quattordici mesi.
H secondo semestre del 1849, il Nostro lo trascorse a Messina, dove, con i liberali superstiti, riprese a cospirare e a tramare per preparare la rivincita. H 5 aprile 1850 lo arrestarono per la seconda volta.
Visse da recluso nel bagno penale di Santa Teresa, fino al settembre del 1854, quando morì per aver contratto il colera sviluppatosi a Messina al passaggio di truppe provenienti dalla Crimea .
GIORGIO BUBBI
PIETRO SIINO. Una oscura pagina della rivoluzione siciliana del 1860. I fatti di Alcara Li Fusi; Palermo, Da Palma, 1980, in 8, pp. 158. L. 7.000.
La storia economica della Sicilia è storia di feudi e di latifondi, di concentrazione delle terre nelle mani di pochi e di aspirazione, da parte dei molti, ad ottenere a loro volta il possesso della terra. Ma se la borghesia isolana riuscì lentamente a scalzare le posizioni, una volta inattaccabili, della nobiltà, per i contadini l'abolizione giuridica del­l'ordinamento feudale non produsse effettivi cambiamenti in quanto, se era venuta meno una situazione di diritto, rimase inalterato il dominio economico esercitato dai proprietari sui contadini. Né la monarchia borbonica restaurata, né la borghesia siciliana in contrasto coi nobili per il possesso delle terre, ma fondamentalmente tesa a costituire con questi ultimi un'unica classe agraria dominante, potevano e volevano promuovere una politica che migliorasse le condizioni economiche delle classi subalterne. Non solo ad esse rimase preclusa ogni via verso il possesso delle terre, ma con il passaggio ai comuni delle terre demaniali, sulle quali per secoli avevano esercitato dei diritti d'uso, subirono un ulteriore impoverimento, e questa spoliazione afferma Romeo contribuì non poco a creare nelle campagne una situazione potenzialmente rivoluzionaria ohe nel *60 esplose sanguinosa­mente.
Furono numerose, nell'Ottocento, lo rivolte contadine in Sicilia, dalle agitazioni degli anni venti a quelle di fine secolo legate al movimento dei fasci. Mentre però nelle rivolte precedenti quella del 1860 le popolazioni agricole si orano sollevate senza una guida, con la sola speranza di mutare la propria condizione, nel '60 contadini e braccianti si