Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI PRIVATI; LOMBARDINI (FAMIGLIA) ARCHIVIO; SEZZE STORIA S
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1983
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Libri e periodici
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matico dell'estrema eterogeneità del materiale raccolto in questi volumi di protocolli riguarda i provvedimenti da adottare nei confronti di un vagabondo dalmata.
Forse più dei tomi pubblicati in precedenza questo volume di protocolli del consiglio dei ministri consente però, data la rilevanza che i problemi giuridico-amministra-tivi hanno nel corso del 1861, di seguire i grandi temi della storia austriaca di quell'anno: il faticoso avvio del costituzionalismo, i rapporti tra il potere centrale e gli organismi dietali e l'immediata, insanabile rottura con l'Ungheria, che porta nello stesso 1861 alla fine delle garanzie costituzionali sul suolo ungherese, e che condurrà più tardi alla sospensione della stessa patente di febbraio, in attesa della ridefinizione dei rapporti tra l'imperatore e la nazione magiara. Nelle discussioni ministeriali si riflette talora anche l'incapacità delle due tendenze politiche rappresentate nel gabinetto all'esordio dell'era costituzionale di trovare una risposta adeguata al problema Austria. I centralisti tedeschi, più aperti alla tematica del rinnovamento politico e del consolidamento costituzionale, non colgono la necessità di vedere rispecchiate nelle strutture dello Stato le particolarità storiche e nazionali dei diversi territori asburgici. Dell'ingovernabilità dell'Austria secondo formule centralistiche sono consapevoli i federalisti, ma essi che costituiscono del resto una minoranza all'interno del gabinetto sono esponenti di un vecchio federalismo, aristocratico-conservatore, poco sensibile ai problemi di rinnovamento politico-istituzionale e anche alle nascenti motivazioni di carattere nazionale di un autentico federalismo moderno.
Sono molte, come si vede, le riflessioni via via stimolate dalla lettura di questo olume. Il saggio introduttivo di Malfèr costituisce una guida acuta e ben articolata per l'interpretazione del materiale documentario, che è da lui pubblicato con grande scrupolo filologico e corredato da un commento di straordinaria ricchezza, basato come è non solo sullo spoglio di repertori e di fonti edite e sull'utilizzazione di una cospicua e aggiornata letteratura storiografica, ma anche su ampi riscontri compiuti su ulteriori fondi archivistici.
ANGELO ARA
PIETHO STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870); Roma, LAS, 1980, in 8, pp. 652 con taw. L. 24.000.
Dopo i due volumi su Don Bosco nella religiosità cattolica , il volume di scritti di Don Bosco e la monumentale opera sul Giansenismo in Piemonte in 3 tomi, ecco un altro libro fondamentale sulle relazioni sociali di Don Bosco nel quadro del Piemonte prima e dopo Cavour, che si preparava a divenire il punto d'incontro di tutti gli Italiani della penisola.
La perizia di questo autorevole storico, mette in luce con straordinaria vivezza l'humus economico e culturale di questa regione in evoluzione, le aspirazioni nazionali che con loro istanze laiche cozzarono con un mondo tradizionalmente cattolico, ma non sempre conservatore e reazionario come la pubblicistica del tempo sbrigativamente indicò.
La figura di questo Santo dei giovani che, senza mezzi propri, riuscì a costituire urta vera e propria catena di istituti, oratori, scuole, è a questo proposito esemplare. Sappiamo i suoi Incontri-scontri con Vélite liberale piemontese, i vari Sclopis, Ricotti, D'Azeglio* Cavour, ma finivamo per dimenticare o mettere in ombra tutta un'attività sociale ed educativa di prim'ordine che da questi fu attivata.
Don Bosco era un autenticò apostolo, ben lontano dalle posizioni oltranziste deì-VArmonia di Don Margotti, ma visse anch'egli con trepidazione le vicende che parevano attentare alle libertà della Chiesa e reagì forse passionalmente alla volontà laicista del governo di Re Vittorio Emanuele IL Dal canto suo quest'ili limo nutriva la giusta aspirazione di creare una società moderna, in cui i sentimenti cristiani e quelli non cristiani dei cittadini potessero trovare uguale tutela e le istituzioni si allineassero con quelle degli altri Stati d'Europa.
Insomma stava qui SI nocciolo della questione: la tragica incomprensione reciproca tra cattolici e liberali-nazionali.