Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI PRIVATI; LOMBARDINI (FAMIGLIA) ARCHIVIO; SEZZE STORIA S
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1983
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76
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76 Libri e periodici
L'autore traccia un quadro dettagliatissimo (cap. XV) delle prime collaborazioni giornalistiche di don Bosco all'Amico della gioventù ed alle Letture cattoliche da lui edite dopo il 1848, dalle opere di edificazione religiosa e civile come la Storia d'Italia raccontata alta gioventù (criticatissinia dalla Gazzetta del popolo) da lui fatta stampare. Nei suoi e oratori convergeva la massa dei giovani economicamente e socialmente emarginati e riceveva un'educazione cristiana, invece che finire sulla strada.
Dopo la legge Casati dei 1859 accettò dai Cornimi liguri-piemontesi che lo richiedevano, la gestione dei collegi-convitti, riuscendo cosi ad attuare i suoi moderni metodi pedagogici, ancor oggi studiati.
Questo avrebbe potuto essere un segnale che non tutta l'Italia ufficiale faceva del-ranticlericalismo spicciolo.
Difatti gli appoggi della borghesia e non solo di aristocratici illuminati <c ancien regime non gli mancarono mai.
Lo Stella realizza infine un'analisi sociologica assai importante per la storia dell'educazione popolare in Italia, con quadri statistici delle provenienze degli alunni, esempi didattici, consuntivi amministrativi, completando cosi il suo ponderoso ed esauriente studio.
GIANFRANCO E. DE PAOLI
FILIPPO SPATAFORA, Il Comitato d'Azione di Roma dal 1862 al 1867. Memorie, a cura di ANNA MARIA ISASTIA, voi. I ( Domus mazziniana . Collana scientifica, 17); Pisa, Nistri-Lischi, 1982, in 8, pp. XCV-625. L. 30.000.
Dopo il 1860 il completamento dell'Unità con Roma e Venezia fu ai centro degli interessi del mondo politico italiano, condizionando l'attività diplomatica e la lotta tra i partiti che si andavano delineando alla Camera. Roma, in particolare modo, si presentò come un problema di difficile soluzione, per la presenza in essa del Capo della Chiesa cattolica e per la protezione accordata al potere temporale dalla Francia, che dal '49 non aveva ritirato il corpo di spedizione. Da qui mia questione romana , complicata e invelenita dall'estensione alle nuove province di provvedimenti limitativi di tradizionali prerogative ecclesiastiche, con incameramento di beni, già adottati in Piemonte.
Una questione che a tutte le forze politiche appariva urgente risolvere, perché senza Roma, capitale naturale della nazione italiana, sembrava impossibile consolidare il regno e dargli definitiva sistemazione anche dal punto di vista amministrativo. L'urgenza diventava impazienza nei democratici, che tentarono il colpo di forza dall'esterno nel '62, sfruttando il non sopito entusiasmo della spedizione dei Mille, ma furono fermati ad Aspromonte. La battuta d'arresto fece venire di attualità una diversa soluzione, l'insurrezione della città contro il governo papale, in modo da mettere in crisi la protezione di Napoleone HI ed offrire un motivo valido all'intervento esterno. A tale scopo dalla fine del '62 i democratici cercarono di coordinare gli sforzi, di dare un indirizzo comune ai vari gruppi nel nome di Garibaldi. Fu raggiunta un'intesa, con una direzione unitaria a Firenze ed un Comitato romano che ne rispecchiava l'accordo, ma, come è stato osservato da Fiorella Bartoceini,1J nel corso del 1863 l'entusiasmo e lo sforzo organizzativo del partito d'Azione cominciarono a venir progressivamente meno , un po' per una certa diffidenza verso i cospiratori che operavano in Roma, un pò* per la scarsità di mezzi e denaro. L'attività degli agenti democratici, insidiati e donneggiati pesantemente anche dai patrioti moderati, riusci, quindi, poco efficace, per un insieme dì ragioni ohe meritano di essere chiarite con lo studio di fonti finora ignote o trascurate.
La Roma dei Romani, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, 1971, p. 351 e sgg.