Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI PRIVATI; LOMBARDINI (FAMIGLIA) ARCHIVIO; SEZZE STORIA S
anno <1983>   pagina <78>
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78 Libri e periodici
Ma quando si passa dal piano delle intenzioni a quello dei risultati si mostra in piena evidenza che il Comitato d'azione ben poco concluse. Lo Spatafora molto si dà da fare per riannodare le fila, per stabilire i criteri del lavoro cospirativo, per raccogliere adesioni per prospettare a chi di dovere la necessità di appoggiare dall'Italia il nucleo che agisce in Roma: a tanta attività non corrispondono i fatti. Un piano per liberare i patrioti rin­chiusi nel forte di Pali ano viene abbandonato perché alcuni di essi sono trasferiti a Roma, ed è questo l'unico progetto di una certa consistenza. Fino ai primi mesi del '64 (dove si ferma questa prima parte delle Memorie) non si può dire che i democratici siano a Roma una presenza importante.
Non per questo viene meno l'interesse della pubblicazione delle Memorie, Innanzi tutto la narrazione di tipo diaristico dello Spatafora documenta ulteriormente, te dai vivo , le profonde divisioni che indeboliscono i democratici anche nei momenti di maggiore im­pegno, e, ancor più, la loro incapacità di comprendere la realtà del paese e di ottenere l'adesione se non delle masse, almeno di una parte consistente della popolazione. Che cosa possano desiderare ì romani e quale tipo di propaganda si debba mettere in atto per atti­rarli all'ideale unitario i cospiratori non se lo chiedono nemmeno.
Altro aspetto interessante della minuziosa ricostruzione dello Spatafora è la descri­zione di personaggi ed ambienti. Già in una vivace scena iniziale si presenta ai nostri occhi un Garibaldi convalescente della ferita di Aspromonte, ma non domo, circondato da patrioti ardenti, pronto ad impegnare il suo prestigio per riprendere l'iniziativa. Poi, ecco manifestarsi le mille difficoltà del oc quotidiano dei cospiratori, i sotterfugi per l'incontro con uomini sospettosi, il pericolo di spie ed infiltrati, l'attivazione di canali per le comu­nicazioni con i centri esterni, la ricerca di contatti con le carceri, le amare considerazioni sui contrasti tra prigionieri politici dello stesso partito e sull'avvilimento che produce la detenzione, le astute manovre della polizia che alterna minacce a promesse per conoscere progetti e nomi. Emerge nelle Memorie dello Spatafora la parte sommersa dell'azione cospi­rativa, di solito trascurata, perché soverchiata nel ricordo dalla volontà di inserire il proprio operato nella grande storia .
In definitiva la testimonianza dell'agitatore romano contribuisce a far conoscere eventi e personaggi minori della capitale papale in anni grigi, ed avari di soddisfazioni per chi si illude di unirla all'Italia con le sue stesse forze: non senza ragione la campagna dell'Agro romano avrà un drammatico epilogo a Mentana.
ALFONSO SCIROCCO
GABRIELLA FOSCHIATTI COEN, La partecipazione degli irredenti alla causa dell'unità ita­liana e aWepopea garibaldina negli anni 1867-1871 (Atti dei civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, Quaderno VIII); Trieste, [1981], in 8 pp. 297. S.p.
Nel presente anno garibaldino saranno molteplici i contributi, maggiori e minori, sulla figura di Garibaldi e sulle sue imprese; tanto più apprezzabili allora i saggi, le rac­colte di documenti e di dati che coprono aree nuove di ricerca o illustrano momenti ben delimitati nel tempo e nello spazio. A questo requisito risponde degnamente il volume, presentato dalla prof. Laura Ruaro Loscri, che è stato interamente costruito sui documenti della Biblioteca e degli Archivi dei civici Musei di storia ed arte e del Risorgimento di Trieste ad opera da Gabriella Foschielti Coen. Illustrato da fotografie d'epoca, da ripro­duzioni di documenti, lettere, ritratti ecc., il volume si sofferma con una articolata dispo­sizione della materia sulla campagna per la liberazione di Roma (1867), sulla breccia di Porta Pia, sulla campagna dei Vosgi e raccoglie nella seconda parte Valbum dei combattenti delle varie campagne di Trieste, dell'Istria, del Friuli e della Dalmazia per tm notevolissimo numero (96 nel '67; 858 nel '70; 39 nella campagna di Francia). Se si tien conto del fatto che per tutti i combattenti, oltre i dati biografici quando possibile,