Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI PRIVATI; LOMBARDINI (FAMIGLIA) ARCHIVIO; SEZZE STORIA S
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Libri e periodici
Fu sempre un uomo ìntegro ma non fu immune da un razionale pragmatismo.
Si incontrò politicamente quindi con il gruppetto di trasfughi riformisti dal partito socialista Bonomi e Cabrini, ne divenne amico ed auspicò con Gioii ili uno Stato più ampia* mente democratico, senza estremismi né ipoteche istituzionali, come nella tradizione garibaldina.
La sua ispirazione risorgimentale lo portò nel 1915, come la gran parte dei radicali da Pantano a Marconi, a scegliere contro Giolitti la strada dell'interventismo.
Con la sua solita coerenza morale chiese ed ottenne di poter militare in armi come ufficiale degli alpini, pur senza trascurare il suo ufficio di deputato di Lecco, seguendo i suoi figli Mario ed Ugo, che si comportarono valorosamente.
Nel 1917, grazie all'on. Luigi Luzzatti, diventò sottosegretario all'agricoltura nel gabinetto Boselli, coronando un'intensa ed intelligente attività in questo settore, e poi sottosegretario all'assistenza militare, incontrando a più riprese il Re.
La vittoria del 1918 fu sentita come la conclusione storica del ciclo risorgimentale, ma subito dopo incominciarono i grossi problemi del dopoguerra, condizionati dalla disoccupazione, dalla pace di Versailles e dal mito leninista.
Dopo un intermezzo ministeriale nel ministero Nitri, fu presidente della commissione per la pubblicazione delle opere di Leonardo e dopo il '22 finì per essere attratto dal cosiddetto blocco nazionale che aderì al fascismo, senza tradire il passato democratico, ossia pensando ad un'evoluzione del partito di Mussolini, in senso parlamentare.
Erano momenti confusi in cui l'ideale nazionale e quello nazionalistico finivano per confondersi ed in cui molti in Italia presero una strada sbagliata, ma con piena buona fede, condizionati dalla volontà di portare fuori l'Italia dalla confusione e di valorizzare la vittoria.
Morì nel 1924, senza poter prendere le distanze dal regime, onorato e rispettato da tutti. Ben diversa l'evoluzione in senso rivoluzionario dei socialisti integralisti di Lecco che dopo l'occupazione delle fabbriche del 1920, l'aspettativa bolscevica, la resistenza alle squadre fasciste di Michele Bianchi, la distruzione della cooperativa, non accettarono mai la dittatura. Alcuni, insieme ad altri democratici, furono condannati al confino o si recarono in esilio, lasciando il loro desiderio di libertà ai combattenti della Resistenza. Sarebbe molto utile che il Benini, così sereno nel raccontare puntualmente i fatti, della sua terra, fondesse i due volumi in uno solo, con l'apporto di documenti d'archivio. La testimonianza che ci ha dato, anche così è comunque interessante.
GIANFRANCO E. DE PAOLI
La memoria che resta, Vissuto quotidiano, mito e storia dei braccianti del Basso Tavoliere, a cura di GIOVANNI RINALDI e PAOLA SOBRERO; Foggia, Amministrazione di Capitanata, 1981, in 8, pp. 438. S.p.
Accompagnato da una ricca documentazione fotografica relativa al paesaggio agrario, a persone, forme di comunicazione, momenti particolari della vita contadina, il presente grosso volume solo per una parte concerne l'età del Risorgimento o, meglio, del secondo Ottocento, mentre molte pagine sono dedicate a problemi e figure del periodo dalla prima guerra mondiale in avanti, alle lotte contadine, all'attività amministrativa o politica degli ultimi decenni. Mentre alcuni saggi si soffermano su problemi di metodo, sul valore delle fonti orali, su esempi di simbolismo laico ecc., il corpo più consistente dell'opera 'studia il lavoro come esistenza quotidiana sia sotto il profilo statistico, sia nella forma di testimonianze di braccianti, dirigenti sindacali e politici, sia nella ricerca bibliografica, sia attraverso la comunicazione orale (racconti, storie, canti di varia natura). Se in tutto ciò mi posto cospicuo è occupato dalla figura di Di Vittorio e dal suo ruolo di leader