Rassegna storica del Risorgimento
COBIANCHI GAETANO
anno
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1983
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pagina
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138
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Francesca Sofia
Fu, com'è noto, l'occupazione della Savoia e la conseguente minaccia d'invasione da parte dell'Armata delle Alpi, guidata da Montesquiou, che dimostrò tutta la debolezza del regime e ne decretò la fine: così Ginevra rovesciava le vecchie istituzioni in nome della propria indipendenza e per contrastare 1'nnione alla Francia.
Si è molto dibattuto sulla concretezza e realtà dei tentativi di occupare Ginevra da parte del governo girondino , e in particolare sul ruolo svolto in questo senso da Clavière, l'antico représentant, ormai divenuto ministro delle finanze nel governo francese.23' Conviene sottolineare però che nella opposizione di Clavière, Brissot e Dumoriez alla vecchia repubblica giocavano indubbiamente anche profondi contrasti ideologici. Non bisogna dimenticare, per esempio, che Clavière fin dal 1787 aveva scelto fra le differenti correnti politiche che dividevano la Francia, collaborando con Brissot alla redazione di un'opera, De la France et des Etats-Unis, ou de Vimportance de la revolution de FAmérique pour le bonheur de la France, 24> che elaborava un'interpretazione democratica della costituzione americana, sulla scia di quella che verrà fornita, nei giorni degli Stati Generali, dalla traduzione di Livingstone. Così la loro adesione alla rivoluzione non accettava compromessi di sorta. Concependo la realtà politica come un insieme in sé strutturato e regolato da leggi razionali autole-gittimantesi, e riconoscendo nei contenuti ideologici della Rivoluzione la realizzazione di quelle stesse leggi, veniva aprioristicamente negato qualsiasi dibattito costituzionale: la scelta era tra la verità rivoluzionaria o la reazione. In questo senso deve essere interpretato il gesto di sfida con cui Clavière inviò la costituzione girondina nel 1793 ad un membro dei comitati rivoluzionari ginevrini presentandola come la prefetta costituzione repubblicana e invitando ad adottarla, così come il rapporto di Brissot alla Convenzione Nazionale contro il trattato stipulato da Montesquiou con la repubblica ginevrina per l'allontanamento delle truppe svizzere che questa aveva chiamato in sua difesa. Quest'ultimo, anzi, dimostra tutto lo iato venutosi ormai a creare tra il mito illuministico di Ginevra, esaltato da d'Alembert, e l'ideologia rivoluzionaria. Ginevra veniva esplicitamente definita un'aristocrazia - car il n'y de république que là où il y a égalité des droits e screditata quindi in base al modello francese. Invitava perciò la Convenzione a non cadere nei macchia-vellismi d''ancien regime delle oligarchie di governo; e a respingere quel trattato che rivelava nei termini e nello spirito un'ombrosa diffidenza per le armate francesi. La Francia doveva rinnovarsi anche nei termini: la clarté dei propri principi politici doveva rispecchiarsi nel linguaggio. Anche se poi era costretto ad affermare che nessun trattato politico avrebbe potuto sopperire a quell'unione che l'adozione delle stesse istituzioni avrebbe sancito: la contiguità territoriale poteva costituire una garanzia di successo. La solidità del
Cfr. E. CHAPUISAT, De la Terreur à Vannexion. Genève et la République frangane, 1793-1798 Genève-Paris, s.d. [ma 1912], pp. 5 sgg., che attribuisce decisamente a Clavière il tentativo di occupare Ginevra. Più sfumato è il giudizio di M. PBTER, Genève et la Revolution, citM p. 11, che si limita a riconoscere nel gesto del passato représentant il desiderio di veder abbattuti i resti del governo oligarchico.
24> Lo scritto fu pubblicato con l'indicazione tipografica di Londra. Per i rapporti di Brissot e Clavière prima della Rivoluzione, cfr. J. BENKTRUY, Introduzione a E. DUMONT, Souvenir, cit., pp. 2 sgg.
25> Lettre du Citoyen Clavière au ciloyen Gaso e Réponse du Président Anspach cut Citoyen Clavière, in Journal de Genève, 14 mars 1793.
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