Rassegna storica del Risorgimento

ANTIGARIBALDINISMO FRANCIA 1860-1868; FRANCIA OPINIONE PUBBLICA
anno <1983>   pagina <145>
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Ginevra della rivoluzione francese 273
a differenza che nella dichiarazione francese del 1793, veniva esplicitamente enunciato (art XLIV) che doit étre determinò par la Constitution, et chaque Citoyen doit renfermer ses movens de résistance dans les limites prescrites par la Loi.46)
Il testo quindi, pur ispirandosi al dettato delle teorie rousseauiane ed instau­rando, come sancirà poi la costituzione del *94, fondata sul suffragio universale, un regime democratico nei fatti si distanziava dagli eccessi ideologici delle di­chiarazioni francesi: non è possibile stabilire un confronto neanche con quella deiranno HI, l'unica che ai diritti faceva seguire i corrispondenti doveri, perché nata da una particolare situazione storica, dal desiderio cioè di veder ristabilito l'ordine pubblico dopo gli eccessi del Terrore, e funzionale rispetto al tono moderato di tutta la costituzione.
Si può invece affermare che a Ginevra l'intento era quello d'incanalare in una forma giuridica contenuti che erano ideologici al fine di una maggiore precisazione costituzionale. Gli stessi motivi si riscontrano in un dispositivo che non verrà in seguito incluso nella costituzione ma la cui elaborazione si deve imputare in maggior parte allo stesso redattore della dichiarazione dei diritti. Questo, oltre a prevedere la divisione dei cittadini, nell'esercizio nelle funzioni che la costituzione loro riservava, in circoli elettorali comprendenti da un minimo di 250 ad un massimo di 350 cittadini, con un ufficio amministrativo centrale elet­tivo, stabiliva per ogni sezione l'istituzione di un club politico, a cui veniva demandato l'antico diritto di représentation* Ogni club infatti avrebbe esercitato, per via di petizione, sia il diritto di iniziativa nelle proposte legislative e di revi­sione costituzionale, sia quello di denuncia degli atti d'illegittimità compiuti dai funzionari pubblici nell'esercizio delle loro funzioni; con la clausola, però che ogni cittadino non avrebbe potuto usufruire legalmente di questi diritti che nel club politico della propria sezione elettorale.47) Così, se in questo progetto trovavano sancita la propria rilevanza pubblicistica i tradizionali cercles, che avevano costituito il centro di coagulo ed elaborazione al tempo delle repré-sentations portate in Consiglio Generale, d'altra parte era chiaramente esplicito l'intento di dare un assetto stabile ai club, che in questo modo avrebbero tro­vato un limite legale alle proprie espressioni. Furono proprio queste le critiche che vennero formulate da parte di coloro che erano più interessati a far perdu­rare il ruolo di controllo esercitato dai club sui comitati provvisori governativi nella fase costituente del regime, mentre si può affermare che fu il timore di veder esteso quello stesso controllo a livello legislativo che provocò il rifiuto dell'ala più moderata dei costituenti.4 Ma ciò che il progetto disconosceva, e
46) Déclaration dea droits et devoìrs de l'homme social, consacrée par la Nation genevoise le 9 juin 1793, inclusa nella Constitution genevoise, sanclionée par la Souverain le 5 fevrier 1794, Vari 3e de l'Egalité, à Ut pluralità de 4210 suffragea contre 200.
47> Cfr. M. PETEH, Genève et Ut Revolution, cit., I, pp. 432-436 per i dibattiti che si aprirono su questo provvedimento, in Assemblea e fuori. Anspach prese la difesa del suo progetto con uno scritto apparso a stampa il 27 settembre, ossia due giorni dopo che l'As­semblea aveva cassato l'articolo (ofr. I. S. ANSPACH, Dialogue sur les sections entre Miao-tome et TomiphUe, Genève, 27 septembre 1793).
48> Cfr. per l'opinione dei ci uba, Cinquìkme discours proponcée au Club revolution-naire genevois le 7 aoul fan second de Végalité, par le citoyen Grcnus député suppléant à la Convention National de France. U Club révolutionnaire, chiamato spesso anche Grand Club Fraternel, era formato dai delegati dei club favorevoli alla rivoluzione ed ebbe
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