Rassegna storica del Risorgimento

ANTIGARIBALDINISMO FRANCIA 1860-1868; FRANCIA OPINIONE PUBBLICA
anno <1983>   pagina <147>
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Ginevra della rivoluzione francese
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che spiega come non riuscì a riscuotere un qualsiasi consenso, era il fatto che l'esercizio dei diritti politici s'era cristallizato, nella coscienza dei più, nel luogo fisico in cui veniva esercitato: partecipare alla vita politica significava senza meno entrare in Consiglio Sovrano. A questo bisogna aggiungere che le sezioni elettorali di Anspach non avrebbero fatto che ricalcare le tradizionali divisioni di quartieri di residenza che segmentavano Ginevra secondo criteri economico* sociali, reintroducendo perciò nelle manifestazioni più importanti della vita poli­tica le tradizionali divisioni di ceti.
Ma il problema senza dubbio più importante che dovette affrontare l'As­semblea fu quello di determinare le condizioni in base alle quali stabilire il diritto di cittadinanza. Era proprio l'eseguita del territorio della repubblica e la conseguente limitazione delle sue risorse alimentari problemi questi che in quegli anni di crisi economica generale e per le misure doganali adottate dalla Francia si facevano sentire in tutta la loro gravità che consigliavano di limitare in qualche modo un'indiscriminata concessione dei diritti politici. Bi­sognava perciò per inderogabili ragioni di sopravvivenza introdurre una clau­sola che stabilisse un qualsiasi criterio di selezione. Ma è significativo come questo venne poi ricondotto alla professione della religione riformata. Ginevra in questo modo sconfessava la libertà religiosa, ma dimostrava anche come su almeno un argomento sia i natifs che i bourgeois potessero concordare: sull'im­portanza cioè della fede protestante, vero fondamento storico dell'indipendenza della repubblica. Ed è questa distinzione tra libertà di religione, in nome della funzione esercitata dal protestantesimo nel promuovere la libertà, e necessità invece di veder perpetuata tra le clausole del contratto societario quella condi­zione che aveva reso possibile l'esistenza di Ginevra, che ritroviamo nelle oppo­ste tesi che nutrirono il dibattito precedente l'adozione dell'articolo. Costituivano infatti le due divergenti tendenze della religione riformata: da una parte, la libertà di ricerca interiore, che portava a richiedere sempre nuove libertà, dal­l'altra l'esigenza di una precisazione dogmatica, in funzione della quale s'erano spesso prodotte commistioni tra potere civile e religioso. Non stupisce per questi motivi vedere il dibattito instaurarsi specialmente tra due membri della Com­pagnia dei Pastori, perché, se entrambi erano consapevoli che essere ginevrini aveva significato nella storia essere protestanti, bisognava nel contempo precisare che senso dare, in quel preciso momento, alla propria identità culturale. E perciò, se il discorso del pastore Mouchon era interamente teso a dimostrare che la città-Chiesa, la cittadella di Calvino, aveva tuttora una propria attualità di contenuti, perché ormai risoltasi in quel metafisico spirito ginevrino che costituiva la maggiore garanzia contro ogni facile assimilazione culturale,49) Anspach, invece, poteva obiettare che, sostenere in quei termini la tradizione spirituale di Gi­nevra significava tradire la causa più vitale del protestantesimo. Questo, lievito di libertà in tutta l'Europa, aveva insegnato attraverso l'esame di coscienza a non confondere la società laicale con quella religiosa. La libertà di culto quindi nasceva dal carattere esistenziale e non teologico della religione riformata, dal rapporto privilegiato che l'uomo instaurava con Dio, estraneo ad ogni invadenza
un'influenza determinante nell'adozione dei provvedimenti economici straordinari , ohe anche Ginevra fu costretta a varare (cr. E. CHAPUISAT, De la Terreur à l'annexion, cit.,
p. 41 sgg.).
W) A. MOUCHON, Sermon prononcé le jour de No'èl dans VEglise de Saint-Germairi sur la necessiti d'une réligion nationale, Genève, 1793.