Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON LA ROMANIA 1916-1920; ROMANIA RELAZIONI CO
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1983
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Francesco Guida
che non poteva né doveva in alcun modo riflettere nemmeno in apparenza la perfetta validità e integrità degli accordi con la Francia e l'Inghilterra che erano la base della nostra alleanza e della nostra entrata in guerra. In particolare Sonnino temeva reazioni negative sia da parte degli interventisti che dei neutralisti italiani, come anche la crescita all'estero di movimenti contrari alle nostre stipulazioni di Londra . 36>
Il movimento a favore delle nazionalità, così come aveva trovato nel Congresso di Roma una significativa espressione, per opera di Zanotti-Bianco ebbe modo di far capo in Italia a un concreto punto di riferimento, quale la rivista La Voce dei Popoli: essa nacque nel solco della collezione La Giovine Europa (diretta dallo stesso Zanotti-Bianco) e pubblicò il suo primo numero nell'aprile del 1918, mentre l'ultimo sarà del marzo-maggio 1919. In tale rivista il problema romeno trovò posto accanto ai problemi delle altre nazionalità: Un'Europa senza il trionfo pieno del diritto e della libertà
scriveva Zanotti-Bianco che ridarà al Belgio la sua integrità, alla Francia, alla Romania ed alla Danimarca le loro terre irredente, alla Polonia, alla Boemia, alla Jugoslavia ed all'Albania l'indipendenza, alla Russia la libertà delle proprie Provincie federate, e che non coronerà l'opera del nostro Risorgimento, un'Europa che non riescisse a liberarsi dalle dominazioni militari della Germania, dell'Austria e della Turchia, obbligherebbe delle generazioni ancora a vivere sull'orlo o nel fuoco di questa spaventevole gheennà . w
Nello stesso primo numero Edvard Bene auspicava una futura alleanza tra Boemia e Romania, d'accordo quindi con Dràghicescu e sicuro che esse saranno necessariamente alleate , complementari dal punto di vista economico, con una frontiera comune sull'alto Tisza (Tibisco) e atte a costituire un anello della grande catena antigermanica che dovrà stendersi attraverso l'Europa centrale.38)
Un lungo articolo39) di M. Petrescu-Comnène (N. Petrescu-Comnen)
poi divenuto prestigioso diplomatico trattava i particolari delle rivendicazioni romene: Transilvania (Caras-Severin e Temeswar per la parte romena), Banato, Crisana (Bihor, Arad, Salaj, Cenad-Bichiz), Maramures (Satu Mare, Ugocea, la parte romena del Maramures propriamente detto), Bessa-rabia, Bucovina (Siret, Suceava, Gura Humorei, Càmpulung, Cernàupi, Sto-rojanet, Radàufi). I motivi delle rivendicazioni erano i seguenti: la Sublime Porta non avrebbe potuto de jure cedere all'Austria nel 1775 la Bucovina poiché i Principati danubiani di Valacchia e Moldavia da secoli avevano mantenuto la loro autonomia nei confronti del Sultano; l'elemento romeno era
36) S. SONNINO, Diario 1916-1922 cit., pp. 265-266.
37) La Voce dei Popoli, I, 1 aprile 1918, p. 9. M) Ivi, pp. 13-14.
39 Ivi, pp. 34-46. Qualche mese dopo lo stesso autore pubblicava in francese un'opera di 208 pagine intitolata La Dobrogea, Essai historique, économìque, éthnographique et poli-tique, Lausanne-Paris, 1918; del 1919 era invece il breve saggio Este Dobrogea romàneasca?, in Buletinul Societàpii geografica romàne, XXXVIII, 1919, pp. 155-159; dello stesso anno una breve opera in inglese e francese Roumania through the ages. An historical, politicai and ethnographical Atlas, Lausanne-Paris, 1919; nello stesso anno Petrescu Comnen era tra gli autori di Un peuple martyr (Les Roumains de Transylvanie et Hongrie), Genève, 1919, ma egli restava attivo come saggista ancora molti anni più tardi.