Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON LA ROMANIA 1916-1920; ROMANIA RELAZIONI CO
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Francesco Guida
bre 1918, i titolari dei dicasteri principali entrarono nel Governo romeno come ministri senza portafoglio.
Si è discusso su quale fosse il peso della presenza o della vicinanza delle truppe del Regno di Romania sull'evento di Alba Iulia e forse la riflessione storica al riguardo non è ancora soddisfacente né certo serena da parte delle storiografie direttamente interessate. Noi ci limitiamo in questa sede a suggerire di spostare leggermente il campo di indagine per capire se la Dichiarazione della nazione romena di Transilvania avesse tale carattere di rappresentatività rispetto a tutta la popolazione, di qualsiasi origine etnica, del groviglio transilvano (comprendente oltre a Romeni e Ungheresi, anche e in diversa misura Tedeschi-Sassoni, Szekèly, Serbi, Slovacchi, Ruteni, Croati e altre piccole minoranze), così da poter essere considerato un plebiscito. Vi è da aggiungere che la Dichiarazione di Alba Iulia ebbe un significato non soltanto nazionale per aver riassunto in sé i princìpi di una democrazia liberale, decidendo l'attuazione della riforma agraria, l'adozione del suffragio universale e di una legislazione operaia che prendesse a modello i Paesi occidentali.m)
Di questo evento di eccezionale portata per la storia romena davano breve ragguaglio L'Avanti! del 5 dicembre e // Messaggero del 6, senza eccessiva precisione nel riferire i termini della Dichiarazione né la stessa località in cui fu approvata. Il giornale romano aggiungeva soltanto che venivano garantiti i diritti nazionali delle minoranze . m> Solo il 21 dicembre La Civiltà cattolica riferendosi all'Adunata di Alba Iulia parlava di Assemblea nazionale romena. m>
Mentre Napoleone Colajanni, repubblicano interventista, già socialista e neutralista (1847-1921), in un articolo di fondo su II Messaggero11*) sottolineava l'esistenza di numerose isole rumene e slovacche oltre che tedesche anche nell'Ungheria propriamente detta, i dispacci giornalistici non mancavano di comunicare come anche altre importanti regioni abitate in buona
ni) Si vedano (ma ovviamente la bibliografia è più vasta, come risulta dalla non più recentissima Contribuii bibliografìce privino Unirea Transìlvaniei cu Romania, (Bucuresti), 1969) AA.W., Romania 1918, Roma, 1973, pp. 619-671, ma anche pp. 411-444 e 485-617; FL. BOERAS - M. SOVEJA, Fonditi Resortul de Interne din Arhiva Consiliuliu Dirigent din Transilvania (1917-1922), in Revista Arhivelor, II, 1960, 2, pp. 93-106; A. PORTEANU, L'apport du mouvement ouvrier et socialiste de Transylvanie au parachèvement de l'unite de l'Etat nattonai roumain, in Revue roumaine d'histoire, VII, 1968, 6, pp. 1007-1036; V. NETEA, L'Assemblée d'Alba Iulia, ivi, pp. 1051-1074; I. KOVACS, La presse hongroise au sujet de l'Assemblée nationaie d'Alba Iulia du 1 décembre 1918, ivi, pp. 1075-1085. TRANSILVANUS VIATOR, In Transilvania, Budapest, 1921, portava invece in sé tutto il calore della polemica a caldo parlando (p. 20) di 16.000 contadini subornati con la promessa della terra e utilizzati quale massa di manovra ad Alba Iulia. L'opuscolo, tutto teso a provare l'illegittimità e a condannare le illegalità e le crudeltà attribuite all'occupazione e al regime romeno, puntava soprattutto (essendo certo opera di un ecclesiastico) a dimostrare che in Transilvania non esisteva più libertà di culto e ciò a opera non solo di Romeni scismatici , cioè ortodossi, ma anche di uomini di fede greco-cattolica, ovvero uniati, quali Iuliu Maniu e Vaida-Voevod.
m> L'Avanlil, Milano, 5 dicembre 1918; // Messaggero, 6 dicembre 1918.
113) Civiltà cattolica, Roma, 21 dicembre 1918; per una documentazione essenziale fornita al lettore italiano dell'epoca dalla Voce dei Popoli, si veda supra, nota 101.
IM> // Messaggero, 11 dicembre 1918.