Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA RELAZIONI CON LA ROMANIA 1916-1920; ROMANIA RELAZIONI CO
anno <1983>   pagina <454>
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Francesco Guida
come la dislocazione della popolazione (da fai valere contro il maggior nu­mero di Romeni presenti nella regione), il fatto che la popolazione slava comprendesse i proprietari terrieri, mentre i Romeni erano per lo più mez­zadri e affittuari, e considerazioni di carattere strategico, al fine di rendere più sicura Belgrado. m>
Decisamente eccessivo a riguardo del conflitto romeno-ungherese sembra uno scritto di Lorenzo Michelangelo Billia (1860-1924), intellettuale cattolico rosminiano, da sempre, come allievo di Carlo Michele Buscalioni, interessato ai problemi balcanici e in particolare alla Grecia. In un articolo dal titolo significativo, L'Italia non rinunzia a Fiume m apparso su La Vita italiana nel novembre 1918, ma scritto prima della vittoria, articolo caratterizzato da un violento tono antislavo, Billia scriveva: L'Unno, Ungro, Unghero, chia­malo come vuoi, è il nemico peggiore; e va punito, sottoponendolo a giustizia strappandogli dalle unghie rapaci i territori e le popolazioni rumene che ha per tanto tempo oppresse e tenute in schiavitù che neppure l'Austria prati­cherebbe. La redenzione dei Rumeni e la completa restaurazione della Polonia e per la bellezza dell'ideale di giustizia indubbia, e per il sapiente avvedi­mento di indebolire e stremare il nemico, queste sono le cause che l'Italia dovrebbe sostenere e prendere in mano anziché farsi giocare dagli ambigui Jugoslavi. E lo dovrebbe pure fare per precludere con dinastie latine militari, popolari, leali e liberali il cammino all'imporsi e mantenersi dovunque sul collo dei popoli alle dinastie tedesche e scandinave traditrici per istinto quando non lo siano per obbligo. Funeste dovunque, ma tanto più nei Balcani, dove invece di promuovere le civiltà e svegliare le buone tradizioni dei popoli, su cui regnano straniere, ne aizzano i peggiori istinti per estendere l'influnza germanica e soffocare così la vita e l'umana espansione dei latini e degli slavi . E qui probabilmente Billia si riferiva anche alla dinastia Hohenzol-lern-Sigmaringen regnante dal 1866 in Romania. La stessa redazione della rivista però prendeva prudentemente le distanze dal focoso polemista, odia­tore di coloro che egli, con audace calembour sul nome di Salvemini e sul­l'atteggiamento conciliatore di questi verso gli Jugoslavi, chiamava xlave-mini.m)
Inspiegabilmente contraria a questa apertura verso i Romeni suona una affermazione di Nitti durante il Consiglio dei ministri del 16 dicembre 1918, per il quale l'Italia era avversata* da tutte le altre nazioni, compresa quella romena (Rumenia contro noi).123*
Spettò ancora una volta alla Voce dei Popoli, quale espressione di un ambiente estremamente attento ai problemi delle nazionalità, nel suo ultimo, voluminóso numero (marzo-maggio 1919) di fare il punto sul compimento
121) Emporlutn, Bergamo, novembre 1918.
13 La Vita italiana, VI, XII, 21, novembre 1918, p. 12. Già in una lettera del­l'agosto 1917 all'allora Presidente del Consiglio Paolo Boselli, Billia considerava il nome stesso di Salvemini un insulto: cfr. ACS, Carte Boselli, scatola 5, fase, 28, n. 16, Billia a Boselli, Firenze, 7 agosto 1917. Billia aveva avuto modo di conoscere in precedenza Ante Trumbié, il più noto dei dirigenti croati dell'epoca, di cui già si è accennato e che, ovviamente, Billia considerava molto pericoloso, anche perché eccessivamente tollerato nella sua attività propa­gandistica dalle autorità italiane.
!) S. SONNINO. Diario 1916-1922 cìl., p. 320.