Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA RELAZIONI CON LA ROMANIA 1916-1920; ROMANIA RELAZIONI CO
anno <1983>   pagina <455>
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Lo Stato nazionale romeno e l'Italia 455
del nuovo Stato romeno. L'articolo non firmato (e probabilmente dovuto a Zanotti-Bianco) che riassumeva *> le rivendicazioni romene si rifaceva espli­citamente all'articolo già ricordato di Petrescu-Comnen, apparso pochi mesi prima sulla stessa rivista. Le statistiche che vi erano riportate davano ragione a quelle rivendicazioni, ma si sa peraltro che per alcune regioni contese, dove la popolazione era molto composita, il problema non era puramente stati­stico. Sul Banato, ricordato che a Bucarest non era gradita l'ipotesi di una spartizione soprattutto per motivi economici ( che varrebbero le ricchezze industriali e minerarie delle montagne non disponenti più della sola via ferrata Temisoara [Timisoara]-Bazias. né delle vie fluviali del Timish e della Bega? ), proprio queste motivazioni venivano apertamente criticate: Se gli Stati dovessero possedere tutti gli sbocchi naturali delle proprie vie commer­ciali, la terra sarebbe rivoluzionata da un principio che non avendo alcun fondamento né morale né giuridico, terrebbe in continue agitazioni le masse nazionali e potrebbe ritorcersi a tutto danno della Romania. Alla maggio­ranza etnica romena presente nel Banato si opponeva il fatto che Magiari e Serbi fossero in masse relativamente compatte soprattutto nelle zone con­finanti con i territori della propria nazione , come confermavano fonti romene. Equamente si aggiungeva però: I Serbi non possono pretendere la parte serba del Banato se non sono disposti a cedere ai Romeni i 4 distretti romeni ch'essa detiene e che romeni sono rimasti nonostante li abbia privati di proprie scuole, di proprie chiese e di proprie istituzioni di cultura...: Kraina, Pojarevatz, Morava e Timoc .
Riguardo alla Dobrugia ci si illudeva che nessuna opposizione incontra invece la cessione di quella parte... che col trattato di Bucarest del 1913 venne annessa al regno di Romenia, ma che di romeno non ha che una piccola oasi tra Turtukai e Silistria . Si ricordavano infatti non solo la recente presa di posizione di Take Ionescu in questo senso, ma anche la vecchia offerta di Bràtianu a Radoslavov per il ripristino della frontiera anteriore al 1913 in cambio della neutralità bulgara.126) Si specificava quindi che con il quadrilatero cessa ogni diritto della Bulgaria sulla Dobrogia, in cui Me­mento romeno non solo è in prevalenza ma in sempre maggiore crescenza , citando un giudizio del famoso geografo francese e anarchico Elisée Reclus anteriore al 1878, cioè all'epoca in cui la Dobrugia settentrionale entrò a far parte del Regno di Romania.
A proposito delle terre romene già appartenute all'Austria-Ungherìa (come per la Bessarabia) La Voce dei Popoli non aggiungeva nulla a quanto
124) La Voce dei Popoli, I, 12, marzo-maggio 1919, pp. 331-339. Riguardo alla pater­nità dell'articolo si tenga presente che sempre nel 1919 Zanotti-Bianco insieme con Andrea Caffi pubblicò, sulla base di quanto già scritto nella rivista, il volume La pace di Versailles, ia cui si auspicava moderazione e ragionevolezza da ogni parte; cfr. L. VALI ANI. La politica delle nazionalità cit., p, 37.
125) si veda al riguardo l'opuscolo di A. Popovic (ATHANASE POPOVITSCH), LOS ROU-mains de Serbìe, conservato in ASMAE, Romania, pacco 1503, Fasciotti a Sonnino, 15 feb­braio 1919, n. 133/61. Tali territori, come si capisce anche dall'articolo citato, facevano parte del principato di Serbia e non del Banato. Di quest'ultimo tratta, invece, l'ormai classico I.J. LEDERF.R, La Jugoslavia dalla conferenza della pace al trattato di Rapallo, Milano, 1966, pp. 11*117. 164-167, 201-204. 209. 273-274. 364-365.