Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON LA ROMANIA 1916-1920; ROMANIA RELAZIONI CO
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1983
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Francesco Guida
già scritto dal Petrescu-Comnen e nelle statistiche austriache di anteguerra. Ospitava tuttavia anche l'opinione degli Ungheresi. Nel dicembre 1918 Odon Por (poi rimasto in Italia come giornalista economico e divenuto cittadino italiano), sensibile com'era al dato economico, aveva l'opportunità di spiegare la crisi attuale dell'Ungheria . 127> Egli, che con lo pseudonimo di Vperiod (Vpered, ovvero avanti) scrìveva anche SJ1YAvanti! e sulla Critica sociale, in pratica affermava che la nuova Ungheria democratica e semisocialista si faccia attenzione alle date non meritava di essere trattata come la vecchia Ungheria dominata da un'aristocrazia egoista e legata a Vienna. Inevitabilmente l'Ungheria ridiventerà scriveva nucleo di cristallizzazione; questa volta però purificata dalla Rivoluzione , anche se non si deve temere moti sociali inconsulti od esperimenti immaturi (inutile dire come fosse errata questa previsione). Por soprattutto aspirava a un'attiva collaborazione tra Italia e Ungheria nel contesto di una futura pacifica Europa. L'Italia non avrebbe dovuto abbandonare l'Ungheria: Non sorreggendola in questo suo primo periodo di consolidamento, questa potrebbe diventare centro d'attrazione di forze che si svilupperebbero contro gli interessi vitali dell'Italia nel campo dell'espansione commerciale, agricola e industriale . Odon Por vantava inoltre la rispettabilità morale e politica dei nuovi dirigenti magiari,128) Kàrolyi, Bokànyi, Batthyàny, Jàszi, Emo Garami, Sigmund Kunffy, Landler e Daniel. Si preoccupò anzi di farsi tramite tra essi e Zanotti-Bianco perché La Voce dei Popoli ospitasse anche l'opinione dei Magiari. A questo scopo presentò a Oszkàr Jàszi (ministro radicale ielle nazionalità e sociologo molto attento alle vicende dell'Italia e agli studi dei sociologi italiani) ,29> Zanotti-Bianco, definendolo un wilsoniano di buona fede: Non
12fi) La stessa illusione in B. DE LUCA, La quistione della Dobrogia, in La Voce dei Popoli, I, 9, dicembre 1918, pp. 61-69. Si trattava in pratica di annullare gli effetti del Trattato di Bucarest del 1913, fatto salvo il mantenimento da parte romena della piazzaforte di Silistria, strategicamente importantissima sin dal Medio Evo più remoto (si chiamava allora Dràstar o Durostorura). In realtà, come durante il conflitto mondiale non si potè giungere a un accordo tra i Governi di Sofia e Bucarest, ancora neutrali, (cfr. C. IORDAN-SIMA, art. cit., pp. 287-289), così i ripetuti tentativi di mediazione da parte di diverse Potenze (Italia in testa) non convinsero la delegazione remena al tavolo della pace a cedere 11 cosiddetto Quadrilatero, cioè la Dobrugia meridionale, alla Bulgaria, cessione che avvenne anni dopo in un quadro internazionale profondamente mutato.
127) La Voce dei Popoli, I, 9, dicembre 1918, pp. 70-82.
12 Karolyi nelle sue memorie ricorda che anche quando i ministri socialisti erano soltanto due (Kunffy e Garami), essi < avevano autorità per dieci, poiché dietro di essi stavano le Trade Unions . Ricorda anche un personaggio molto meno rispettabile, Istvàn Szabo, che si dichiarava rappresentante dei lavoratori agricoli non proprietari, ma non si interessava affatto alla loro sorte, preoccupato piuttosto degli onori e dei comodi che riteneva gli dovessero spettare: per cui * due volte fu sul punto di dimetterai, prima perché non aveva ancora ottenuto l'automobile, poi perché l'auto non era abbastanza elegante! . Cfr. M. KADOLYI, Memoirs oj M. K. Faith wilhout illusion, London, 1956 (ed. it. Memorie dì un patriota dalla aristocrazia austroungarica al processo Rajk, Milano, 1958, p. 152).
,29) Nel suo articolo Por specificava che Jószi era stato fondatore e segretario della Società di sociologia, germe potente di progresso , e che aveva invitato a tenere conferenze in Ungheria alcuni Italiani, quali Paolo Orano, Mario Calderoni e altri, i quali erano rimasti favorevolmente impressionati sulla cultura dei latini dell'Ungheria , riuniti intorno a