Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA RELAZIONI CON LA ROMANIA 1916-1920; ROMANIA RELAZIONI CO
anno <1983>   pagina <458>
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Francesco Guida
invece l'opinione di Zanotti-Bianco o di qualche collaboratore a lui vicino.132, Notato che il programma nazionale prospettato oggi dal governo ungherese avrebbe accolto settantanni or sono l'approvazione entusiasta dei popoli ai quali è rivolto , si contestava che Kàrolyi volesse (o avesse voluto un anno prima) la trasformazione dell'Ungheria in Confederazione. Gli Ungheresi insomma pagavano gli errori del passato e i loro tentativi di magiarizzare le altre etnie della Corona di Santo Stefano, ma se inevitabile appare il distacco di molti territori fino a ieri appartenenti all'Ungheria si aggiun­geva occorre che questa non sia spinta, trovandosi minacciata nella sua stessa esistenza, a moti esasperati di rivolta che potrebbero frustrare intera­mente le spartizioni sanzionate dal Congresso della pace. Si trattava soprat­tutto di assicurare al nuovo piccolo Stato il Ubero scambio attraverso la internazionalizzazione... dei fiumi navigabili e delle ferrovie che conducono dall'Ungheria verso gli Stati e i porti essenziali alla sua vita: libero accesso al porto di Fiume assai più sicuro per i commerci dell'Ungheria se in mani italiane che nelle mani di qualsiasi altra nazione e trattati commerciali e doganali che evitino per gli Ungheresi uno stato di servitù economica. L'ul­tima notazione era polemica e del tutto in linea con i convincimenti politici dell'ambiente che gravitava intorno a Zanotti-Bianco, convincimenti che pur aperti verso idee di democrazia e socialismo (personalmente Zanotti-Bianco, benché fiducioso nella Monarchia, tenne sempre presente la sua matrice mazziniana) rifuggivano dal comunismo senza mai strizzare però l'occhio alla reazione : Se l'Europa si fosse mostrata preoccupata di non negare giustizia anche all'Ungheria, se non avesse trascurato gli appelli disperati di Kàrolyi e si fosse fatta mediatrice tra la Repubblica assalita da tre lati e i suoi assalitori, forse gli eserciti di Bela Kun, forti del desiderio di rivendicare l'ingiustizia patita, non prolungherebbero oggi una guerra che rende sempre più lontana e difficile l'era della pace .
Dalla fondazione della Repubblica dei Consigli (21 marzo 1919) il movi­mento socialista italiano si schierò, per suo conto, con entusiasmo a favore degli Ungheresi, pur con qualche prudenza da parte dell'ala turatiana. Tale prudenza si mutò in critica in uno scontro verbale tra Bela Kun e il deputato socialista italiano Osvaldo Maffioli, peraltro sconfessato dalla segreteria del suo stesso partito. Persino dopo la caduta della Repubblica dei Consigli, i socialisti italiani si limitarono a critiche attinenti la tattica, non la strategia politica- in cui quell'esperimento rivoluzionario si inquadrava. Curioso fu il caso di Oddino Morgari che, per quanto testimone degli errori e degli eccessi commessi dai bolscevichi magiari, preferì il silenzio alla pubblica critica.,33) L'Internazionale socialista aveva inoltre auspicato che l'Ungheria fosse smem­brata solo dopo un plebiscito, sollevando la reazione irritata del Partito Socialdemocratico Romeno della Transilvania, che affermava che la mag­gioranza si è già pronunciata . ,34>
Ai democratici della Voce dei Popoli, tornando più specificamente alla
132) ivt pp, 306-308.
133) . DECLBVA, art. cit.
134) La lotta secolare citrà pp. 260-261; dichiarazione firmata da Emll Isac, datata Sìbili, 22 aprile 1919.