Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1983>   pagina <465>
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Le ultime carte di P. S. Mancini 465
assai simile sarà impostato da Mancini nel 1861 durante la Luogotenenza delle Provincie meridionali.
Nel 1853 un incartamento riguarda l'Esposizione universale di New York. Un manoscritto anonimo, in difesa dell'Intendente, rifa la storia dei moti di Aosta; è in data 15 febbraio 1854.
In questo periodo quello, per intenderci, prima dell'Unità, abbiamo anche lettere di vari corrispondenti che, in parte, continueranno a scrivere negli anni seguenti. Per primo citiamo l'editore Ricordi che si riallaccia all'attività di Mancini a Napoli. La partenza per l'esilio ha, infatti, interrotto le trattative per spettacoli lirici che coinvolgevano direttamente Verdi; se ne parla in nove lettere del 1849. C'è anche, a ricordare Napoli, una lettera di Cobden del 1847 e due di Guglielmo Pepe del 1852. Ed ancora Francesco Trin­cherà che si rivolge a Cesare Oliva nel 1855 e Giacomo Tofano appena arrivato in Toscana a Mancini:
Livorno, 2 marzo 1852 Mio Carissimo Pasqualino
Dopo ventiquattro mesi di prigionia mi si è imposto di uscire dal Regno: e dal castello dell'Ovo fui obbligato imbarcarmi il nove del passato Febbraio senza che mi fosse stato concesso rimanere un giorno solo libero in famiglia per dare un occhio qualunque al dissesto dei miei affari. L'onestà e la lealtà della mia condotta non avrebbero meritato cotanto rigore.
Non potetti avere passaporto che per la sola Francia. Fortunatamente il Nunzio vi appose il Visto per transito. In tal modo mi fu permesso di scendere a Civitavecchia, e quindi concesso da quelle autorità di rimanere colà per qualche giorno. Scrissi subito in Firenze, e con vero mio compiacimento mi è stata accordata l'ospitalità nella Toscana. E però giunto qui stamattina da Civitavecchia domani mi reco in Firenze di unita al mio primo figliuolo Francesco, ed ivi mi fermerò.
Ma tu conosci che son gravato di lunga famiglia: conosci le mie circostanze, e sai che da quattro anni la disgrazia mi martella. Ora io debbo utilizzarmi in un modo qualunque. Se ciò non mi riesca in Firenze, dimmi con franchezza e ponderazione, e dopo che avrai parlato di me con chi meglio credi, potrei costà tanto sperare? La fermezza e la moderazione dei miei principii son troppo noti: e se limitata è la mia abilità, immenso è l'amore del retto e del giusto; e ne detti non dubbie pruove. Mi affido alla tua leale amicizia, ed a quel buon senso che non permetterà che la passione ti faccia velame: ed attendo tuo riscontro in Firenze, mentre terrei a prudenza che non mi giungesse pel canale della posta. Quindi se ti riesce rimettere una tua a mano anche sin qui in Livorno, potrai soccartarla al Sig. Ce­sare De Cesare, Via Grande, N 15. Quarto piano, il quale me la farà ricapitare con sicurezza.
1 miei rispetti alla buona tua compagna: un bacio ai tuoi cari figli, e ti abbraccio di tutto cuore,
AfF.mo amico GIACOMO TOFANO
Non avrà risposta; questa sarà sollecitata da Federico Torre.
Una delle amicizie più solide di Mancini è quella con Karl Mittermaier. A completare la corrispondenza, qui vi sono altre due lettere del 1852 e del 1865 assieme a quella di Massimo d'Azeglio che io ringrazia, nel 1852, per avergli presentato il grande giurista tedesco.