Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1983>   pagina <471>
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Libri e periodici
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Incontro di studio su Giuseppe Garibaldi nel centenario della morte. Bologna, 19 maggio 1982 (Comitato di Bologna dell'Istituto per la Storia del Risorgimento); Bologna, Li Causi editore, 1982, in 8, pp. 123. S.p.
L'anno centenario della morte di Garibaldi è stato celebrato in innumerevoli tavole rotonde , con una serie ricchissima di volumi più o meno originali e di pubblicazioni più o meno corpose e con una fittissima rete di conferenze e di dibattiti. Naturalmente e logica­mente tra le parole dette e le pagine scritte, alla resa di conti, occorre sceverare il grano dal loglio . Di fronte ad una figura di importanza ancora indiscussa molte affermazioni, infatti, hanno risentito dell'enfasi, molte tesi sono apparse ed appaiono banali e scontate.
Si è assistito, infine, ad un rilancio del campanilismo più anacronistico, ad una appro­priazione politica strumentale, dimenticando quanto Garibaldi abbia fatto nel mondo e quanto la sua azione negli anni più brillanti abbia accantonato la politica partitica o, per dirla con un termine corrente, la politica di schieramento .
Non tutto, però, come accennavamo, è loglio : le ricostruzioni, le analisi e le rivisi­tazioni storiche non sono mancate, il personaggio ha assunto colori più approfonditi e la definizione globale di Garibaldi impostazioni più solide e più nette. Una tavola rotonda dai risultati positivi, dalle conclusioni utili e da utilizzare è senza dubbio quella organizzata dal Comitato di Bologna del nostro Istituto e che ha visto, come relatori, Emilia Morelli, Oreste Bovio ed Umberto Marcelli.
La ricorrenza secolare non poteva non avere tra i temi più dibattuti quello dei rap­porti tra Mazzini e Garibaldi, tema in verità non facile a risolversi e nodo tra i maggiori nello studio del movimento democratico. La Morelli lo ha affrontato, dando ad esso delle risposte precise e concretamente documentate. Si può ormai escludere la possibilità di una convivenza nell'azione, dal momento che Garibaldi non apprezzava i condizionamenti politici quando si presentava l'occasione propizia per agire . Il nizzardo, però, non era uomo privo di fondamenti ideali , che aveva tratti sostiene la Morelli dall'insegnamento imposto da Mazzini ai democratici italiani ed europei.
La ricchezza umana e la vivezza del carattere, aggiunte alla precoce mitizzazione rendono disagevole e complesso offrire un profilo di Giuseppe Garibaldi nell'arte militare. Il generale Oreste Bovio, già capo dell'Ufficio storico dell'Esercito, attraverso un attento esame dei cimenti bellici, nelle fasi culminanti, riconosce in Garibaldi l'uomo capace di concepire ed applicare un'arte militare di altissimo livello e ricca di spunti ancora attuali. Più analitico è il contributo di Umberto Marcelli, dedicato a Garibaldi fra politica e diplomazia nell'Italia centrale (1848-1859), area essenziale nel decennio di preparazione sìa sul piano della politica interna quanto, maggiormente, su quello internazionale.
DÌ notevole importanza sono i documenti pubblicati in appendice, che contribuiscono a gettare luce nuova sulla complessa fase ottobre-novembre 1859. L'azione di Minghetti, tesa ad ottenere da Garibaldi la parola d'onore che non avrebbe fomentato per l'avvenire insur­rezioni nelle Marche , è provata e spiegata più che esaurientemente. Ugualmente esauriente è l'analisi degli atteggiamenti e delle decisioni di Fanti, antagonista di Garibaldi, Marcelli, sulla scorta della preziosa base documentaria, dimostra, ribadendo l'avviso già espresso da Emilia Morelli, il forte legame di Garibaldi con il variegato gioco politico-diplomatico, che vede al proprio centro le regioni centrali della penisola. A suo giudizio, poi, Garibaldi, combattuto ed avversato nel 1848-49 dal partito moderato, è invece, nel 1859, conservato