Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1983>   pagina <476>
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Libri e periodici
successore del Lachenal; non mancavano tra di essi, persone che difendevano propri interessi economici e sociali, tutt'altro che puliti, e che facevano dell'anticlericalismo un'arma di conservazione borghese ed antipopolare. Di ciò è ben consapevole il Del Piano.
Completano il volume composizioni in versi dialettali sardi contro i massoni e cenni brevissimi sui rapporti Massoneria-Fascismo.
GIANFRANCO E. DE PAOLI
FRANCESCO DE VIVO, L'insegnamento della pedagogia nell'Università di Padova durante il XIX secolo (Contributi alla storia dell'Università di Padova, 13); Trieste, ed. Lint, 1983, in 16, pp. xm-111. S.p.
Passato il Veneto dalla dominazione napoleonica a quella austriaca, anche l'Università venne riordinata secondo la struttura delle Università austriache, in particolare quelle di Vienna e di Praga. E poiché lo Stato mostrava sempre maggiore interesse per i problemi dell'istruzione e della scuola, vi fu introdotto nel 1818 l'insegnamento della pedagogia o scienza generale dell'educazione. Da allora, attraverso grandi mutamenti storici, quali i moti quarantotteschi, la riunione del Veneto all'Italia, la parificazione dell'Università di Padova, l'ascesa al potere della Sinistra e raffermarsi della filosofia positivistica, tale insegnamento durò, più o meno autonomo, più o meno attento agli sviluppi delle istituzioni della scuola, affidato a maestri di prestigio o a mediocri supplenti. La storia, piuttosto tormentata e complessa, di questa cattedra, dei docenti che vi si succedettero, dei testi e dei metodi usati, è ora chiaramente ricostruita e valutata in un agile volume di Francesco De Vivo, studioso attento di storia della scuola ed uomo di scuola come insegnante e preside di istituti secondari ed ora docente alla facoltà di Magistero. Quanto egli scrive è documentato, agilmente presen­tato in una prosa di gradevolissima lettura e sempre concretamente rapportato alla situazione ambientale, alle teorie e ai programmi di fondo, ai risultati conseguiti.
Il De Vivo prende le mosse dal primo anno d'insegnamento della materia (1818), affidata all'abate Angelo Ridolfì, un aziano olivetano ordinario di lingua e di letteratura tedesca. Si trattava d'un incarico provvisorio, dato a persona indubbiamente degna, ma senza particolari titoli, fors'anche per assicurarle un trattamento di favore. Come l'insegnante, anche gli allievi erano quasi tutti sacerdoti con aspirazioni all'insegnamento, e facevano uso di appunti tratti dal manuale tedesco del Milde tradotto e ridotto in italiano soltanto nel 1827. L'educatore, fornito di scienza psicologica e d'arte didattica, doveva saper scegliere attentamente gli oggetti d'istruzione, procedere ordinatamente, mirare a formare lo spirito crìtico, il carattere coerente, l'indipendenza dell'individuo.
Maggior incidenza acquista l'insegnamento quando sale alla cattedra l'abate padovano Felice Dianin (1825-36), docente pure d'istruzione religiosa, autore d'un manuale di Pedagogia ossia scienza dell'educazione (che non vide la luce), in cui vigorosamente insiste sulla necessità d'una effettiva conoscenza dell'educando, sull'osservanza delle leggi generali della natura, sullo scopo di formare una solida personalità.
Dopo le supplenze per qualche anno del Marconi, del Nardi e del Ceoldo, finalmente nel '43 fu bandito il concorso per la cattedra di pedagogia, vinta tra stridenti disparità di giudizi dall'ab. Isacco Bettinardi, incaricato pure dell'istruzione religiosa e certo meglio qualificato per questa.
La riorganizzazione della scuola del '52, mentre univa ai sei anni dei ginnasi il biennio filosofico, sottraendolo alle facoltà, portò all'unione di filosofia e pedagogia nello stesso insegnante. Dal '56 al 73 tenne la cattedra l'ab. Antonio Rivato, vecchio direttore di collegi e ginnasi autore nel '23 d'una dissertazione De adulescentibus, la quale ancora quarantanni dopo rimaneva a fondamento del suo insegnamento, Ricca di massime d'antichi