Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1983>   pagina <479>
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Libri e periodici
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in senso costituzionale del nobile piemontese. Rientrato in patria, a causa delle gravissime condizioni del padre, il Lisio visse per lunghi anni in modo assai appartato dal mondo, anche dopo l'amnistia per i condannati del '21 (del 1842), non facendo aperta adesione al regime cario albertino, mantenendo i contatti e le corrispondenze con gli antichi amici e colleghi, registrando il progressivo mutamento di clima politico e culturale negli anni che immedia­tamente precedono il 1848-49. I ventunisti moderati, negli anni che avevano preceduto il *48, avevano continuato a sognare l'avvento di un regime costituzionale moderato e (ad eccezione forse del solo principe della Cisterna) una guerra d'indipendenza contro l'Austria. Il '48 venne ad offrire loro, nel giro di poche settimane, durante il mese di marzo, la possi* bilità dì realizzare entrambi quei sogni (p. 101). In questo momento prendeva avvio, con l'elezione al Parlamento subalpino, un'intensa attività politica e parlamentare del Lisio (nell'agosto del '48 fu anche ministro al campo presso il Sovrano) che si protrasse per tutto il decennio di preparazione a sostegno dei ministri d'Azeglio e Cavour fino alla guerra del '59; ad unificazione avvenuta, il Lisio si ritirò dalla vita politica della quale restava però, fino alla morte nel 1877, attento spettatore se non attivo partecipe, occupandosi di studi, letture e beneficenza. L'indice dei nomi completa l'accuratissimo lavoro del Nada particolarmente esperto di storia piemontese e degli Stati preunitari.
RENATO GIUSTI
LUCIANO G. RUSICH, Un carbonaro molisano nei due mondi; Napoli, Glaux, 1982, in 8" pp. 124. S.p.
Tema di grande interesse e di indubbia difficoltà è da sempre lo studio del nostro esulato nel periodo risorgimentale. Ricostruire le vicende di quanti dovettero o vollero lasciare l'Italia per sfuggire alla repressione politica ed ideologica, ritrovare nei paesi dove trovarono asilo notìzie di un inserimento sempre difficile, anche per gli elementi di spicco, risulta un lavoro arduo che troppo spesso si urta contro la effettiva difficoltà di reperire una valida documentazione.
In questo contesto la biografia di Orazio de Attellis, marchese di Sant'Angelo, è di particolare interesse proprio perché incentrata sul lungo esilio (ben venticinque anni!) che egli passò nelle Americhe.
Il Rusich, nella sua introduzione, sottolinea come in passato l'attenzione degli studiosi sì sia rivolta unicamente alle vicende politiche italiane di cui il De Attellis fu protagonista e più specificatamente della congiura ordita nel 1798 per democratizzare il Granducato di Toscana e che costò al Nostro la condanna a morte. L'A. parte invece dall'indomani dell'esperienza napoleonica che aveva segnato la fine delle speranze di chi, come il De At­tellis, era rimasto legato agli ideali giacobini. Il cupo clima della Restaurazione vede il patriota molisano in una posizione di cauta attesa, ma anche l'esperimento rivoluzionario del 1820 doveva chiudersi con un fallimento: De Attellis passava da Napoli in Spagna per combattere in favore dei costituzionalisti, ma, accusato di aver incitato le truppe francesi alla diserzione era costretto a ruggire. Si apriva così la via dell'esilio: destinazione l'America, La scelta non fu casuale: la lettura di alcuni scritti di Giorgio Washington, come ricorderà alcuni anni più tardi, gli aveva fatto vedere negli Stati Uniti l'unico stato garante di quegli ideali che nell'Europa della Santa Alleanza sembravano oramai lontani da ogni possibilità di attuazione.
in questa chiave di lettura che giustamente il Rusich ripercorre minuziosamente e con ricchezza di documentazione gli anni d'esilio che il De Attellis passò fra il Messico e gli Stati Uniti. Esilio vissuto non come ripiegamento sul passato, né come egoistico, anche se comprensibile, interesse per il proprio quotidiano, ma come coinvolgimento attivo e parte-