Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1983
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Libri e periodici
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politiche e alle grida di guerra, guerra ( il ne s'agii pas de pousser eri vrais fanfarons le cri de guerre! guerre! pour la faìre, et surtout pour la falre avec succes, scriverà il 19 agosto 1848 dopo l'armistizio di Salasco-, p. 197) una noncuranza per la tragedia nella quale Roma e l'Italia si dibattono: Le carneval va son train habituel, malgré des placards afiìchés aux murs par les Lombards qui engagent les Romains à ne pas s'amuser pendant que le sang coule dans le Milanais . Essi sono un epifenomeno di quella insoucianse e manque de conscience habituelle , che il principe Volkonsky rimprovera in generale agli italiani (.20 maggio 1847, p. 91) e che lo fa esclamare: Pauvre Italie! Que Dieu lui Vienne en aide. Mais le Seigneur a dit: "Aide toi et le Ciel t'aidera". Tandis que jusqu'à presene loin de s'ètre aidé franchement, efficacement, on s'est mutuellement nui et jalousé (22 giugno 1848, p. 191).
Un pessimismo, che diviene totale quando si tratta di giudicare le riforme di Pio IX. 11 potere temporale gli appare irriformabile. Gli sforzi del papa sono lodevoli, mais il est douieux qu'il puissent jamais èrre couronnés de succès, car les abus, les malversations, sous ses trois prédécesseurs, ont pris des racines si profondes, qu'il se présente des difficultés d'autant plus grandes à des améliorations réelles, qu'il y a penurie, si non de gens d'esprit, du moins de gens pratiques pour les realiser (22 dicembre 1846-3 gennaio 1847, p. 80). L'ambiente, che circonda Pio IX, ripete sovente, è vile e corrotto e compromette ogni successo delle riforme. Ma è possibile, in linea di principio riformare uno Stato, che è una anacronistica sopravvivenza? Su questa accusa il principe Volkonsky è molto preciso e non gli si può dar torto. D'altra parte, prima di lui lo aveva già affermato alla metà del Settecento Benedetto XIV. Se mai, deve essere notato come il raffronto che il principe stabilisce abbastanza spesso con l'esperienza della Chiesa ortodossa russa, sia sul piano religioso che dell'istituzione, è prevenuto a favore di quest'ultima e in modo tale da non coglierne la crisi.
D'altra parte, che i mali dello Stato pontificio e degli altri Stati italiani potessero essere guariti improvvisamente con la sola panacea degli Statuti si è dimostrata, dice il principe Volkonsky, una illusione: avant les constitutions il faut des institutions prépara-toires séculaires , cioè un'esperienza politica antica e matura (15 agosto 1848, p. 195). Può darsi che si tratti di una reminiscenza montesquiviana, ma si inserisce molto bene nella sua filosofìa politica, basata su un elementare principio: lo Stato deve passare attraverso una pratica di riforme ripetute ed incessanti, il che dovrebbe essere l'état normale régulier de toute société organisée (15 novembre 1847, p. 130). Francis Ley lo interpreta come uno sforzo d'adaptation constante des dirigcants aux besoins urgents de la société (p. 22). Si potrebbe definire una traduzione laica dell'affermazione cattolica di una Ecclesia semper reformanda ! È quello che il principe Volkonsky chiama nelle sue lettere Revolution permanente, opponendolo alla interpretazione marxista della storia e alle oscure manovre dei retrogrades .
Non ci si lasci fuorviare dalla parola Revolution e dal sopravvalutare l'esistenza nel suo albero genealogico di uno zio materno esiliato in Siberia per aver preso parte ai moti decabristi. Il suddito abbastanza fedele dello zar (finirà rettore delle università di Pietroburgo e di Odessa e maresciallo di corte), colloca le sue aspirazioni politiche in un giusto equilibrio tra riforme illuminate e la salvaguardia dei diritti individuali: Je hais toute cspèce de tyrannie, qu'elle Vienne d'un seul d'en haut, ou d'une folle aveugle, ivre de sa force brutale, d'en bas. Mais entre ces deux maux également déplorables, je m'accomo-derais plus aisément du premier, car il y a plus des moyens, de ressources pour savoir échapper à la tyrannie d'un seul que d'une foule désordonnée (12-24 novembre 1847, pp. 143-144). Le agitazioni di piazza, che sospingono le riforme di Pio IX e, a maggior ragione, la Repubblica romana, gli appariranno come manifestazioni cieche e brutali di una sopraffazione forse più temibile del dispotismo autocratico.
Quel che succede nell'Europa del 1848, al di fuori delle tre isole felici, gli appare, perciò, poco meno che una catastrofe sociale. Quanto a Roma, per un breve tempo, ha creduto che, non ostante uno stato endemico di disordine, avrebbe prevalso il buon senso popolare: lei c'est toujours la mèrae anarchie, moderée toute fols par le bon sens de la masse du peuple qui n'a pas encore été pervertie par les antisoclalistes [poco avanti nella