Rassegna storica del Risorgimento

MANTOVA IDEA NAZIONALE SEC. XIX
anno <1984>   pagina <6>
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Renato Giusti
L'ultima avventura napoleonica, finita a Waterloo, e la firma dei trattati a conclusione del congresso di Vienna non fecero che sanzionare in via defi­nitiva il destino del Mantovano, come di larga parte della penisola, che si preparava ad un lungo periodo di asservimento allo straniero. Il ricordo dell'età napoleonica, rivivendo nel segreto delle cospirazioni durante i primi anni della restaurazione, ') assurse quasi a valore di simbolo specie per gli uomini della vecchia generazione e concorse a coagulare l'insofferenza e l'opposizione fino ai moti del '21 e '31, stimolando ad un tempo i contatti tra gli adepti delle società segrete di intonazione carbonara e gli uomini di notorio passato massonico, tra i quali sono da cercare, di sovente, i capi del nuovo movimento patriottico. Soltanto l'apostolato mazziniano, più tardi, avrebbe infranto il mito del Bonaparte e la fiducia nell'iniziativa rivoluzio­naria francese, troncando (dopo la tragica fine di Ciro Menotti) ogni residua speranza nell'aiuto dei principi e nell'apporto alla causa dell'indipendenza delle vecchie classi dirigenti che si erano formate o avevano governato il paese durante il Regno Italico: soltanto dunque col '48-49 l'effervescenza e la rivolta di ristrette élites sarebbero divenute rivoluzione. Se l'adesione alla Massoneria o alla Carboneria o alla società dei Federati ecc. è un modo per esprimere l'avversione al governo straniero, è anche un primo sensibile sforzo spirituale di separate iniziative verso un orientamento comune, la prova di un concreto adeguarsi dei singoli agli interessi generali del paese in vista del futuro. Nella Cospirazione lombarda, ad es., entravano il conte Giovanni Arrivabene ed il suo gruppo che, attraverso la collaborazione al Conciliatore, le scuole di mutuo insegnamento, l'attenzione ai problemi del contado e del­l'economia, aprivano la via al diffondersi di critiche e poi di aperta avversione al dominio straniero; le condanne, la prigionia, l'emigrazione politica in Francia, Inghilterra, Svizzera furono quasi la naturale conseguenza delle vicende e dei processi dal 1821 in avanti, mentre solo un esercito in armi avrebbe mantenuto la quiete nelle provincie che, in occasione di sommovi­menti internazionali, avrebbero fatta sentire più vigorosamente la loro voce. H che avvenne nel 1830-31 a seguito della rivoluzione di luglio in Francia, che, per un verso fece crollare le strutture della congiura estense (guadagnare Francesco IV di Modena alla causa liberale era il fine del Menotti), e per l'altro, con il principio di non intervento aveva diffuso illusioni e speranze nel mondo settario italiano, illusioni frustrate poi dall'intervento austriaco nelle Legazioni e nei ducati. Ai fini del nostro tema, tralasciando aspetti mili­tari, diplomatici o politici delle vicende di quegli anni, una cosa è da dire per il Mantovano. L'esistenza di riunioni antipolitiche , di logge masso­niche, di incontri e contatti tra esponenti dei vari paesi ecc. non ci mette sulla via per cogliere le linee di un orientamento ben definito dei patrioti manto­vani; si può avanzare la congettura che essi, appartenenti per lo più alla borghesia delle arti e delle professioni, ex-funzionari o militari del Regno italico, studenti, cospiratori del '21 si accostassero tramite Giuseppe Arri­vabene al Menotti e, tramite il Somensari al gen. Zucchi, e ne condividessero impostazioni e prospettive per la conquista della libertà d'Italia, sulla base
*) Per l'età della restaurazione austriaca tralasciamo ogni citazione (da scritti nostri o di altri), ricordando almeno R. Giusti, // Regno lombardo-veneto, in Bibliografìa dell'età del Risorgimento in onore di A.M. Ghisalberti. Firenze, 1971, I, pp. 615-742.