Rassegna storica del Risorgimento
MANTOVA IDEA NAZIONALE SEC. XIX
anno
<
1984
>
pagina
<
7
>
L'idea nazionale a Mantova
1
della fiducia nell'intervento francese a sostegno della loro lotta per la libertà. In tal senso la rivoluzione del '31, che qualche studioso ebbe a definire la rivoluzione degli anziani, rappresenta senz'altro il momento conclusivo di un certo tipo di attività settaria, per cui la morte stessa di Ciro Menotti sembra piuttosto chiudere un'epoca che non preparare originali esperienze rivoluzionarie. Un'ultima considerazione è necessaria allo scopo di indicare i limiti dell'idea nazionale e del Risorgimento mantovano nel decennio 1821-31, durante il quale arresti, processi, esilio e carcerazione avevano dato una consistenza non soltanto provinciale all'azione di opposizione all'Austria. In senso più ampio forse rispetto a quanto avveniva in altre Provincie, l'opposizione si articolava anche al di fuori di organismi settari, in vista di un orientamento liberale nei più diversi strati sociali, e avrebbe permesso, più tardi, la penetrazione dell'apostolato mazziniano e delle idee giobertiane. All'indomani della rivoluzione del 1830-31, si delineava un'altra forma di organizzazione con qualche elemento in comune con le precedenti società segrete, e vari aspetti del tutto nuovi: la Giovine Italia, della cui diffusione nel Mantovano si ha precisa testimonianza tramite processi e l'epistolario del Mazzini dal '32 in avanti; scorrendo l'elenco dei liberali mantovani (tra le carte della polizia austriaca) si ha un'idea della reale consistenza dell'opposizione all'Austria, opposizione che non è più composta da esponenti della passata generazione (ancorata al mito del Regno italico, alle speranze costituzionali) quanto piuttosto è arricchita dall'apporto di giovani che costituiscono la base dell'apostolato mazziniano nel decennio e anticipano, in parte, le schiere dei patrioti del '48. Una vera saldatura tra esponenti delle due generazioni è data, ad es. da Attilio Partesotti che da un lato appartiene al gruppo Arrivabene, e dall'altro è in contatto diretto coi mazziniani lombardi e realizza quasi il ponte di passaggio da un tipo all'altro di tecnica cospirativa. In altra sede abbiamo parlato ampiamente delle inquisizioni e della carcerazione che colpirono Partesotti ed altri mazziniani negli anni 1833-36, dell'opera di propaganda loro verso i giovani (ad es. l'aggregazione del Finzi alla Giovine Italia), dell'isolamento che negli anni '40 esisteva nell'ambiente provinciale mantovano. Il mito del Regno italico, la speranza nella costituzione e nei principi e nell'aiuto straniero andavano tramontando; altre ideologie e forze nazionali di pensiero e d'azione erano sorte o stavano per affacciarsi nella vita politica e culturale italiana, generando discussioni e polemiche tra moderati, liberali, mazziniani, neo-guelfi. L'opera di Ferrante Aporti e di mons. Martini per le scuole infantili; la ripresa mazziniana (nonostante il tradimento del Partesotti, 1842-44); il consolidarsi dell'orientamento moderato e il gradualismo giobertiano; la rivendicazione della libertà politica ed economica nelle riviste culturali del tempo indicano il formarsi di un vasto fronte, variegato e ricco di contraddizioni, espressione di una presa di coscienza della classe -dirigente moderata del tempo, in senso anti-austriaco (federativa o unitaria che sia).
Un posto a sé anche se non in senso strettamente politico merita il conte Carlo D'Arco7* in questo periodo in cui lo studio della storia, la
7) R. GiusTr, // conte Carlo D'Arco (1799-1872) e le sue meditazioni e ricerche sulla storia economica del Mantovano, in Atti e memorie dell'Accademia Virgiliana, Mantova. 1979, pp. 7-80.