Rassegna storica del Risorgimento
MANTOVA IDEA NAZIONALE SEC. XIX
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1984
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Renato Giusti
nisti, studenti, prendevano posto ormai anche appartenenti a classi più umili che, sia pur a differenti livelli di partecipazione, e di responsabilità politica, incominciavano a far sentire la loro voce e le loro esigenze; così che anche a Mantova, il Mazzini accantonato il dibattito politico quando volle riprendere la cospirazione e la lotta, potè trovare un ambiente favorevole per il desiderio di patrioti e di reduci delle patrie battaglie di lottare contro lo scoramento morale, il dominio straniero, l'inerzia politica. Dall'adunanza del novembre 1850 e dalle successive si vennero delineando la struttura, i caratteri ed i criteri di azione del Comitato mantovano, alla cui direzione fu nominato don Enrico Tazzoli coadiuvato da Giovanni Acerbi e da Attilio Morì. Non vogliamo soffermarci sul dispiegarsi della congiura, sui rapporti tra i vari comitati, sui processi o sulle sentenze, sulle impiccagioni in quegli anni così drammatici per tutto il Lombardo-Veneto e per il Mantovano in particolare; ma almeno un punto vogliamo sottolineare, la presenza di un così alto numero di sacerdoti9) nella congiura e l'orientamento democratico repubblicano di molti esponenti di essa. Tale presenza era significativa, se si considera la posizione del clero alla metà dell'Ottocento, nei paesi dove la parrocchia era il centro della vita comunitaria, nelle città dove il Seminario era sovente focolaio di idee giobertiane e liberali, come risulta dalle meditazioni di don Tazzoli, sacerdote veramente liberale, credente nella Patria e nel progresso, persuaso dell'eterna funzione della Chiesa e del papato, conscio infine dei legami profondi tra patrioti e clero che si impegnava nella giusta lotta contro lo straniero. E qui il discorso si dovrebbe allargare al Confortatorio di mons. Martini ed alle sue testimonianze su questi cattolici (preti e non), profondamente liberali e amanti della patria.
Al di là della cospirazione mazziniana, una vasta cerchia di persone (specie della borghesia cittadina e del ceto artigiano) era stata in vario modo coinvolta nei fatti politici dal '48 in avanti, mentre stava prendendo corpo presso la classe dirigente ricca di spiriti liberali e composta di nobili, professionisti, sacerdoti, uomini di cultura e borghesi una ferma volontà politica, fiduciosa verso il Cavour ed il Piemonte liberale; la tragica fine dei processi di Belfiore aveva lasciato uno strascico di incomprensione, di polemiche e di sospetti, un vero e proprio solco tra governo e sudditi, che da parte austriaca si tentò di superare iniziando una fase meno aspra e tragica durante gli ultimi anni del dominio austriaco in Lombardia con l'arciduca Massimiliano. In questo periodo cade ima delle iniziative nazionali e liberali più interessanti al fine di intendere lo spirito di una parte della società mantovana, la circolazione delle idee, la realtà economica del paese; assieme ad altre riviste del Lombardo-Veneto che esprimono il progressivo dilatarsi della cultura e dell'attività scientifica, agronomica del tempo, la Lucciola, gazzettino del contado (1855-57), tende a creare quella base di conoscenze e sperimentazioni atte a facilitare la crescita e il consolidamento dell'orientamento liberale in Italia: elemento dunque determinante per la formazione dì una classe dirigente sinceramente liberale nei fini, per lo più moderata nelle realizzazioni e nei metodi, chiaramente nazionale nelle prospettive politiche.
9) Cfr, V. CAMPAGNA RI, Preti liberali nel Risorgimento mantovano, in Civiltà manto-vana, a. X, nn. 55-56 e 57-58, 1976, pp. 59-124. E da vedere inoltre M. VAINI, / contadini mantovani nella rivoluzione nazionale ( 1848-1860), Mantovn. 1982.