Rassegna storica del Risorgimento

CARTEGGI (SETTEMBRINI-PANIZZI); PANIZZI ANTONIO; SETTEMBRINI LU
anno <1984>   pagina <37>
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Luigi e Raffaele Settembrini
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descrive lo stesso padre nella citata Notizia intorno a Raffaele Settembrini: Ma si consideri un po' un giovanotto di quindici anni, che egli mi nacque il giorno 8 aprile 1837, stato per tre anni senza padre e in quell'età che ha più bisogno delle amorose cure paterne ... un giovanotto d'indole focosa, ardito, irritabile ed irritato per le sventure domestiche; nato ed educato in paese servo, dove era generosità d'animo opporsi ai governanti, dove dalla maggior parte degli uomini la bugia è tenuta uno scherzo ed anche un accor­gimento: si consideri questo giovanotto trasportato in un paese affatto diffe­rente dal nostro, fra persone di alta condizione, le quali tengono la bugia così brutta come il furto ... e si vedrà che in mezzo a costoro egli non poteva rimanere . s>
A conferma del difficile inserimento di Raffaele nella tranquilla ed ordi­nata società londinese c'è appunto un brano inedito di una delle lettere di Settembrini, in cui si accenna ad una tensione intervenuta ad un tratto tra Panizzi ed il giovane, che sembrava preludere ad una crisi ben più grave, se non addirittura ad una brusca interruzione dei loro rapporti, e risoltasi poi successivamente grazie anche all'intervento del Settembrini. Nello scrivere da S. Stefano, il 27 novembre 1852, egli, ringraziando il Panizzi per 'le cure prodigate a Raffaele, manifesta anche tutte le ansie e le preoccupazioni che il figlio gli procurava.
Ecco la parte inedita della lettera:
San Stefano, 27 novembre 1852 Onorando Signore e rarissimo amico
Rispondo all'ultima sua lunga lettera del 17 ottobre ed alla penultima anche lunga: ma rispondo brevemente perché ho scritto lungamente a Raffaele, seguendo l'autorevole suo consiglio.
Ella non deve dispiacersi se mia moglie non ha saputo nascondermi ciò che si voleva mi avesse nascosto. Siam vissuti e viviam concordi ed amanti per fiducia e schiettezza scambievole: sicché non abbiam mai avuto segreti fra noi. Entrambi sin dai primi anni siamo assuefatti a estremi dolori: e se si avesse dovuto risparmiare un dolore, si avrebbe dovuto risparmiarlo non a me, ma alla povera donna che soffre ed ha sofferto sempre più di me. Io non insisterò più per sapere quel che ella crede non dover dire: e questo suo silenzio m'è altra pruova dell'animo suo nobilissimo e generosissimo. Come Ella può vedere, io ho scritta una lunga e diffusa ed acre lettera a mio figlio: e debbo ringraziar ed ammirar Lei che con tanta cura ed amore si studia di scorgerne i difetti, e mi porge occasione di scrivergli.
O Signore egregio, è nato ed educato non solo per quattro anni lontano da me, ma in popolo servo e corrotto', onde ha tutti i vizi degli schiavi, e deve smetterli con abiti contrari, con lo studio di se stesso, con l'esempio degli onesti e leali uomini che egli avvicina, e con l'aria del paese libero e morale dove ora egli è. Ella dice che lo ha amato troppo: ed io aggiungo che lo ha arricchito troppo. Alla sua età si deve sentir talora la fame, talor l'acqua negli stivali, per poter far cosa di buono: quell'indole sua spavalda e superba doveva essere frenata dal rigore del bisogno. Ma non bisogna che io biasimi il bene perché è molto: credo che gli potrà giovare la rimembranza del passato, e gliel'ho rammentato. Io spero che egli non vorrà mai dimenticare i suoi fatti, e voglia farli dimenticare a lei con mutati costumi.
Io la prego di usar rigore con Lui, e di raccomandare all'ottimo suo maestro, che ella con tanta mia consolazione mi descrive buono e valente, di tenerlo in freno, e di usar
5) Cfr. L. SETTEMBRINI, Notizia eh., p. 533.