Rassegna storica del Risorgimento
CARTEGGI (SETTEMBRINI-PANIZZI); PANIZZI ANTONIO; SETTEMBRINI LU
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1984
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40
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Anna Pessina
Ma dopo solo qualche mese, in una lettera inedita del febbraio '55, Settembrini può finalmente ringraziare l'amico londinese per la buona novella arrecatagli. Ecco la lettera inedita:
È di S. Stefano}, 12 febbraio 1855 Signore ed amico onorandissimo
Quante grazie le debbo rendere delle sue lettere date a Sir W[illiam] Tfemple] le quali mi hanno recata l'unica consolazione che io aspettavo, la novella che Raffaele comincia a ben condursi! Io non so dirle a parole che balsamo è stato pel mio cuore dilacerato questa buona novella. Ne la ringrazio assai, assai e con tutta l'anima. Raffaele ha scritto a sua madre una lettera in data del 27 dicembre, nella quale dice che va a rimbarcarsi sopra una corvetta per la Spezia, che spera di esser subito promosso a sergente: dice che ha scritto a Lei, e non avendo avuto risposta, non le scrive più perché crede che Ella non gradisca le sue lettere: e dopo di aver aggiunto molte parole dolorose ed amorose alla madre, finisce col dire che la marina è una galera: ma che egli è contento di sofferir tutto, e che gli sa buono il pane bigio, perché lavora.
Io mi ero proposto di non scrivergli più prima di saperlo pentito e mutato: ho saputo da Lei che ei comincia a piegarsi al bene, e gli ho scritto, e convenevolmente. Spero che le spiegherà e non pretenderà che gli si risponda sempre. Gli ho detto francamente che io ho voluto il rigore per lui, che io ne ho pregato Lei ed il venerando B[erchet] e che Ella ed il suo amico non hanno adoperato tutto il rigore che io avrei voluto: gli ho detto che la disciplina militare è dura ma onorata: che se è l'uomo deve sofferire ciò che egli ha voluto. Ho creduto di ricordargli che egli ora è cittadino sardo, e dev'essere fedele al Principe ed alla Costituzione di Sardegna. Se deve, o vuole partire con la spedizione per la Crimea, vada, sia prode ed onesto, torni glorioso: e di là scriva spesso, mandando lettere a Lei per le sicure vie inglesi. Ho voluto dirle tutto questo per farle conoscere le mie intenzioni. Ne ho scritto anche a mia moglie, la quale son certo non temerà che il figliuolo prenda parte ad un'impresa onorata, e faccia la professione che egli si ha scelta. E forse Ella ne scriverà a Lei direttamente.
Della mia traduzione Ella mi dice troppo lusinghiere parole. Io so e sento che sono stanco e non posso se non pochissimo: so che Ella mi ama, perché m'ha fatto un benefizio immenso; onde credo che l'amore che mi porta la fa così giudicare di me. Vuol sapere che intendo di fare? Primamente le dico che ho tradotta, corretta, ricopiata, e mandata a mia moglie più che la metà delle opere di Luciano: restano poche altre importanti, alcune non voltabili in italiano, altre troppo oscene e neppure voltabili. Avevo pensato, e sono fermo in questo proposito di scrivere una sobria prefazione, nella quale voglio dire che se ho fatto questo lavoro io lo debbo a coloro che prendendo cura del mio figliuolo mi hanno fatto un beenfizio grande, e nominare Lei, Sir Wfilliam] Tfemple] e gli H[olland], Ma questo non è possibile al presente: debbo differire ad altro tempo questa pubblica dichiarazione che io desidero di fare, se pure ed Ella e gli altri lo vogliono. M Intanto dimando io a Lei: che mi consiglia di fare? Se fosse possibile di vendere ad un tipografo di Torino o di Firenze una quantità di dialoghi da fare un buon volume: se potessi così anche dall'ergastolo dare col mio lavoro un soccorso alla mia famiglia, che da quattro anni e più, mangia l'amaro pane della limosina, io lavorerei più lieto, mi sentirei meno oppresso. Mi dirà che cosa ne pare a Lei, e sia certa che io starò al suo consiglio interamente.
H) Nel discorso proemiale con cui Settembrini introduce la sua traduzione del Luciano, in data settembre 1858, nel ricordare le tristi condizioni in cui lavorò, precisa': ... ed io non che attendere a questi studi, non avrei potuto durare la vita, se Antonio Panizzi non avesse con amore di padre preso cura del mio povero figliuolo, e fatto a me grandi e singolari benefici . Pertanto gli off era e consacra la sua opera. Cfr. Lettere edite e Inedite cit pp. 34-35 ed ivi nota.