Rassegna storica del Risorgimento

CARTEGGI (SETTEMBRINI-PANIZZI); PANIZZI ANTONIO; SETTEMBRINI LU
anno <1984>   pagina <41>
immagine non disponibile

Luigi e Raffaele Settembrini
41
Se non le pare da rigettare la mia idea io la pregherei di trovare una persona idonea che potesse prendersi questa pena: se no, non vi pensi affatto, e abbia come non scritto quello che ho scritto.
Vuole che io le dia mie nuove. Oh! Le son tutte vecchie le nuove mie. Vivo come vivevo, abituato ai tormenti fisici, combattendo coi tormenti morali ai quali potrò soccom­bere sì, abituarmi non mai. Ho preso a studiare l'inglese da me stesso: ed Ella può imma­ginare con che fatica devo stampare nella memoria bene indurita da quarantadue anni le immagini delle parole inglesi: de' suoni non parlo, né spero di apprenderli. Non desidero altro che giungere a comprendere gli Scrittori inglesi. Siamo tutti i politici raccolti in due stanze meno sozze, e meno brutte delle altre: e da queste stanze esco solamente quando viene il marinaio ogni mese una volta a recarci lettere e robe dalla mia famiglia. Qui si legge, si scrive, si parla, si strolaga, su i casi della guerra, si dice che gli uomini di stato inglesi e francesi debbono bene aver veduto che il nemico della civiltà europea è giovane e potente, e se non pensano a dargli una buona castigatola, e mozzargli gli artigli, e strap­pargli i denti, la belva correrà per sua l'Europa: si spera che gli uomini di senno vogliano avvertire i principi dissennati e tenere altra via. e non cavarsi nel fosso nel quale cadranno essi, le loro famiglie, e forse anche gli infelici popoli, il cui solo bisogno è la giustizia, e niente più.
Eccole qual'è la vita della mia mente, perché solo con la mente io vivo, ed in un mondo che è ben diverso dal presente e dal reale.
Perdoni il lungo scrivere. Ella quasi mi ha invitato a scriverle cosi lungo. Seguiti a serbarmi la sua benevolenza, ed a riguardare di lontano il mio Raffaele: e mi creda sempre memore di Lei, sempre grato e reverente. 12)
A distanza di un mese, nel marzo di quell'anno, a riprova del mutamento avvenuto in Raffaele, c'è un'altra lettera di Settembrini a Panizzi, in cui il Nostro si mostra compiaciuto nell'apprendere come il figlio sia ormai di buoni costumi , e fiducioso nel suo avvenire in seno alla marina; spera, per­tanto, che egli tornerà a scrivere al Panizzi spesso e minutamente , e che non vorrà parere reo del bruttissimo peccato di ingratitudine . Termina, quindi, nella parte inedita della lettera, con queste parole:
... > Io la prego di fargli conoscere che Ella da lontano lo guarda, e conosce quanto egli fa e pensa; perché forse la persuasione che egli è tenuto d'occhio da un uomo venerando come Lei, può essere per lui un freno salutare. Oh quante amarezze mi ha dato quel fanciullo! Potessi ora averne qualche consolazione, potessi chiamarlo il mio caro ed onesto Raffaele: E se l'avrò quest'unica e desiderata consolazione, ne sarò debitore a Lei, ed all'ottimo suo amico Signor B[erchet] entrambi amorosi benefattori e salvatori del mio figliuolo <. *>
12) La lettera di Settembrini fu inviata in data 29 marzo 1855 a Giuseppe Massari dal Panizzi che così gli scriveva: V'accludo l'ultima lettera che .ho ricevuto dal povero Settem­brini. Vorrei che la facesse vedere e a Berchet e a Bezzi e che vedesse un po' se non si potesse combinar la stampa di quel che ha tradotto di Luciano. Qusto che me ne ha mandato è squisito. Se il buon gusto non è del lutto spento in Italia una traduzione come questa farà epoca; e si venderebbe bene mi pare Luciano essendo tanto gaio, brioso, e pieno di tanta filosofìa pratica. E il nome di una vittima come Settembrini dovrebbe procurarne lo smercio. È conservata a Santena, cfr. inventarlo cit., p. 210.
13) Cfr. Lettere dall'ergastolo cit., pp. 266 sgg.