Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno
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1984
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pagina
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43
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SULLA RIFORMA DEL SENATO REGIO DA DEPRETIS A GIOLITTI *
1. Con la cosiddetta rivoluzione parlamentare del 1876 emersero in tutta evidenza quei contrasti che erano andati maturando, sin dall'inizio della vita costituzionale, tra i due massimi organi del potere legislativo. Se infatti la sinistra giunta al potere non intese minimamente trasformare la base sociale su cui poggiava lo Stato italiano,I} ciononostante la rottura dell'orizzonte elitario della destra costituì un indubbio progresso cosicché il cambio della guardia nella direzione del paese non potè non influire sul già difficile equilibrio che da diversi anni logorava il rapporto tra le due Camere. Il dissenso circa la legge Mancini, concernente gli abusi dei ministri del culto nell'esercizio del loro ministero, 2> e soprattutto i contrasti circa l'abolizione della tassa del macinato,3) posero subito in luce la profonda diversità di valutazione politica esistente nelle due assemblee. In effetti, mentre nella Camera bassa dominava la nuova coalizione governativa,4) nella Camera alta sedevano ancora molti elementi conservatori i quali però continuarono, secondo una tendenza profilatasi fin dal 1848, a restare assenti dal Parlamento. s>
* 11 presente studio si inquadra in una ricerca finanziata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e diretta dal prof. Carlo Ghisalberti, sul tema 1 modelli di organizzazione politica stranieri e la loro incidenza sull'ideologia, sulla pubblicistica e sulla vita pubblica dell'Italia contemporanea dal Risorgimento al Fascismo .
i) Sul bicameralismo statutario cfr. i lavori di F. LAMPERTICO, LO Statuto e il Senato, Roma, 1886; C. CARI STIA, La mancata riforma: idee e fatti intorno alla Camera del Senato. Torino, 1911; S. CANNARSA, Senato e Camera nei loro rapporti e conflitti (1848-1948), Roma, 1954; P. AIMO, Bicameralismo e regioni, Milano, 1977. Sulla caduta della Destra cfr., da ultimo, C. GHISALBERTI, Storia costituzionale d'Italia (1848-1948), Roma, 1977, p. 156 sgg.; G. CAROCCI, Storia d'Italia dall'unità ad oggi, Milano, 1978, p. 45 sgg.
2) La legge, approvata dalla Camera il 24 gennaio 1877, era respinta dal Senato con 105 voti contro 92 nel maggio seguente quasi a sostegno della violenta protesta che l'approvazione della Camera dei deputati aveva suscitato presso le massime autorità ecclesiastiche. Cfr. S. CANNARSA, op. cit., p. 173.
3) L'abolizione della legge fu a lungo osteggiata dal Senato che temeva per le finanze dello Stato. Solo nel luglio del 1880, dopo una prima accettazione di un provvedimento teso all'abolizione della tassa del macinato sui cereali inferiori del 79, la legge veniva definitivamente approvata anche dal Senato. Cfr. S. CANNARSA, op. cit., p. 180.
4> Dalle elezioni del novembre 1876, svoltesi ancora a collegio uninominale e a suffragio ristretto, uscì una maggioranza ministeriale di 414 deputati di fronte ad un'opposizione di 94 deputati. Cfr. F. BARTOUHTA, Parlamenti e governi d'Italia 1861-1958, 1. Roma, 1971, p. 118.
5) Cfr. D. MACK SMITH, Storia d'Italiu 1861-1958, I, Bari, 1967, p. 179. I senatori in carica che nel 1848 erano 78, salirono dopo l'unificazione, nell'VIIT legislatura (1861) a 269,