Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <47>
immagine non disponibile

Sulla riforma del Senato regio
47
Si vennero così consolidando quelle posizioni che tendevano a predi­sporre anche per il Senato un metodo totalmente o parzialmente elettivo. È bene sottolineare, però, che tali posizioni derivavano tutte dall'atteggia­mento sostanzialmente conservatore di chi, attraverso il filtro di un più qualificato corpo elettorale, riteneva possibile ottenere una rappresentanza più prestigiosa, lontana dagli umori popolari ed indipendente.
Di notevole interesse al riguardo sono alcuni articoli apparsi sulla Rassegna Nazionale negli anni 1881-1887. Pietro Martelli, scrivendo nel 1881, quando ancora era vivo il dibattito circa le conseguenze che la riforma elet­torale avrebbe esercitato sulla composizione del Senato, si mostrava assai preoccupato per l'avvenire della Camera alta. Che destino era riservato ad un Senato nominato esclusivamente dal potere esecutivo e già più volte criticato per la debolezza mostrata, quando avesse dovuto competere con una Camera sostenuta da un più largo consenso popolare? Un misero destino se non si fosse ricorsi a quella riforma dalla quale avrebbe potuto trarre altresì van­taggio la Corona messa di nuovo in grado di esercitare la sua funzione mode­ratrice grazie all'appoggio di un rinnovato consesso. Si dichiarava così favo­revole all'elezione delle candidature secondo un'idea già avanzata dal senatore Alfieri 14> che avrebbe conferito al Senato vitalità pur senza recare sostanziali modifiche allo Statuto. La nomina di un certo numero di senatori sarebbe stata affidata, tramite elezione, ai componenti di alcune categorie preposte allo scopo (quest'ultime sarebbero state scelte tra quelle già deter­minate dallo Statuto). Alla Corona, però, oltre alla scelta definitiva, sarebbe rimasta la nomina di quei senatori provenienti dalle categorie dei funzionari civili e militari.15)
Anche Vincenzo Ansidei, in due articoli pubblicati nel 1886, sosteneva la necessità di un rinnovamento non riuscendo più il Senato ad esercitare le funzioni attribuitegli dall'organismo costituzionale. Dopo aver escluso la pos­sibilità di dar vita ad un Senato ereditario, così come ad uno misto o coopta-tivo per le condizioni obiettive dell'Italia d'allora, finiva col ritenere che per ottenere un consesso in cui abbiano la loro legittima rappresentanza gli interessi conservatori della Nazione, fosse necessario ricorrere al sistema elettivo. Tuttavia quello auspicato daU'Ansidei era pur sempre un sistema misto in quanto egli mirava ad una Camera alta formata da una minoranza di senatori inamovibili di diritto e da una maggioranza proveniente dall'ele­zione popolare, rinnovabile parzialmente per assicurare il mantenimento delle tradizioni di governo, a più lunghi intervalli di tempo rispetto alla Camera dei deputati per assicurare al Senato quella stabilità che era sua precipua carat-
w> L'idea del senatore Alfieri era quella di costituire in collegi elettorali molte delle categorie tra le quali secondo lo Statuto la Corona doveva scegliere i senatori; in tal modo le proposte del candidati al Senato sarebbero state fatte, anziché dal ministero, elettivamente da questi collegi; cfr. L'Italia liberale, Firenze, 1872, p. 514 sgg.
15) P. MARTELLI, L'allargamento del suffragio e l'avvenire del Senato, in La Rassegna Nazionale, a. III. fase. 1-6-1881, p, 535; idee analoghe a queste erano espresse dal Saltini in due articoli, rispettivamente del 1882 e del 1887, pubblicati sempre sulla stessa rivista: La riforma del Senato, in La Rassegna Nazionale, a. IV, fase. 1-3-1882, p. 528 sgg.; a. IX, fase. 16-9-1887, p. 303 sgg.