Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <49>
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Sulla ritorma del Senato regio 49
più opportuno un metodo che mirava a comprendere la nomina regia il cui intervento può avere sempre una certa influenza moderatrice , la cooptazione da parte dello stesso Senato e l'elezione. Quest'ultima sarebbe stata affidata a collegi speciali formati dai cittadini appartenenti a quelle stesse categorie entro le quali allora si sceglievano i senatori. Il numero dei senatori sarebbe stato fissato in 300 e tra questi, 75 sarebbero stati di nomina regia, 75 di nomina senatoriale, 150 eletti da collegi elettorali appositamente istituiti.
Nel 1885 il senatore Castagnola mosso dalla preoccupante constatazione dell'assoluta carenza di attività e debolezza della Camera alta, tenuta in sog­gezione dallo stesso governo dal quale derivava, presentò un suo progetto di riforma secondo il quale il Senato sarebbe stato formato, per metà da membri di nomina regia e a vita, e .per metà da membri eletti da particolari collegi elettorali con un mandato di nove anni. L'autore non riteneva infatti necessario, né conveniente spogliare il Re della sua prerogativa di nomina a vita, così come non riteneva opportuno eliminare l'elemento vitalizio natu­rale custode di quelle buone tradizioni dello Stato che potevano essere ga­rantite solo da eminenti cittadini alieni alle lotte elettorali ed indipendenti. Sosteneva tuttavia l'esigenza di un prudente rinnovamento e proponeva quindi un sistema che, contemperando il sistema della nomina regia con quello elettivo, non avrebbe colpito colla scure alla cieca [... le] fondamentali istituzioni . Una metà dei senatori sarebbe stata eletta, per restare in carica un determinato periodo, da speciali collegi elettorali. A comporli avrebbero concorso i deputati, i consiglieri provinciali, i membri delle Camere di com­mercio, i Presidenti dei Comizi agrari, i Rettori delle Università ed altri rap­presentanti di corpi scientifici. Ma, ed è questa la parte del progetto che presenta l'aspetto più interessante delle innovazioni, il Castagnola formulava, per la prima volta, la possibilità d'impostare le elezioni politiche su collegi elettorali basati non più sulle provincie, ma sulla regione rappresentante di interessi più ampi.20*
Attilio Brunialti, verso la fine del secolo, intravedeva la possibilità di ricorrere per l'elezione dei senatori ad assemblee locali e in particolare ai Consigli provinciali, nelle quali vedeva le vedette poste dovunque, incaricate di constatare quello che avviene su tutti i punti del territorio per avvertirne i membri della Camera alta ; esse vigilando nelle più leggiere trasforma­zioni l'assieme degli sparsi interessi ne trasmetteranno continua e sicura notizia . Un tale sistema, però, presentava delle controindicazioni correndo il rischio di vedere prevalere la politica sugli interessi locali e il Brunialti preferiva cosi indicare come più opportuno un Senato costituito da tre rag­gruppamenti distinti per la loro diversa origine. Un primo gruppo avrebbe accolto alti funzionari dello Stato (tranne coloro che fossero stati troppo
i9> L. PALMA, La riforma del Senato, in Nuova Antologia, II serie, a. XVII, fase. J5-1-1882, p. 193 sgg. Il Palma citando i Senati di altri paesi, indicava quello americano come il solo Senato degli Stati moderni, più autorevole e più forte della stessa Camera dei deputati , ma pur ammirando la buona riuscita del modello d'oltre oceano, riteneva che esso non potesse essere esportato per la diversità strutturale del due modelli costituzionali (p. 209).
20) S. CASTAGNOLA, La riforma del Senato italiano, Torino. 1885, p. 49 sgg.