Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <50>
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Paola Angioni
strettamente legati al potere esecutivo) e quindi generali, ambasciatori, presi­denti di Cassazione ecc.... Questi sarebbero stati membri di diritto. Una seconda parte della Camera alta sarebbe stata elettiva e i di lei componenti rappresentanti di tutti gli interessi della società. Sarebbe tuttavia rimasta una terza parte comprensiva di senatori a vita e di nomina regia. Nonostante l'ecletticità di tale formazione del Senato, il sistema avrebbe conservato il salvabile e nel rispetto delle tradizioni compiuto un primo passo verso l'orda irruente della moderna democrazia . 21>
Dinnanzi alla dolorosa evidenza della decadenza del Senato il Brunialti si era già occupato dell'argomento alcuni anni prima in un articolo sulla Rassegna Nazionale firmato sotto lo pseudonimo di Crito. La necessità di una riforma appariva allora al Brunialti assai urgente dopo che l'allargamento del suffragio era venuto a minacciare gli interessi conservatori. Riteneva tut­tavia che qualsiasi trasformazione non avrebbe giovato all'assemblea se non fosse innanzi tutto cambiato l'atteggiamento dei senatori nei confronti del­l'ufficio ad essi conferito, ufficio di grande prestigio, ma altresì di grande impegno e responsabilità e che troppo sovente veniva disatteso per le continue assenze alle tornate parlamentari. Sosteneva poi che il sistema della nomina regia avrebbe potuto offrire notevoli vantaggi, non ultimo quello di garantire una più perfetta rappresentanza nazionale, se si fosse pervenuti ad una più equa proporzione tra categorie e regioni in modo da garantire a tutte la presenza di un certo numero di senatori all'interno dell'Assemblea e se si fosse adottato il sistema dell' aggiunzione . Tale sistema consisteva nel chiamare accanto ai senatori a vita, senatori temporanei che avrebbero potu­to aggiungere nuova e più efficace tutela ai grandi interessi sociali. Costoro sarebbero stati scelti tra i presidenti dei Consigli provinciali, ì rettori delle Università, i maggiori contribuenti, i capi supremi della magistratura e dell'esercito, .per ragione dell'ufficio, del grado o della posizione loro.nì
Nel famoso saggio La teorica dei governi di Gaetano Mosca, aspro critico del parlamentarismo, la questione della riforma senatoriale viene inquadrata dall'autore nella più generale crisi del sistema. Dopo aver rilevato rinfermità del regime parlamentare, il Mosca spingeva l'analisi ai rimedi che comunemente venivano indicati dimostrandone l'insufficienza e l'inefficacia perché rimanenti tutti entro l'orbita del parlamentarismo medesimo. Risibili i luoghi comuni (le istituzioni sono buone, gli uomini cattivi; i popoli hanno i governi che si meritano; la libertà è rimedio a se stessa, ecc.), fallace la speranza di una riorganizzazione dei partiti giacché non è minore la corru­zione nei paesi dove i partiti sono organizzati; insostenibile la tesi dei freni e contrappesi politici che avrebbe spinto a cercare in un Senato un corpo autorevole ed indipendente capace di bilanciare la .Camera dei deputati. Pur­troppo un'analisi anche superficiale della realtà avrebbe messo in luce la mancanza completa, all'interno dell'alto Consesso, di base politica di quella base che solo potrebbe avere, se fosse il rappresentante di elementi politici diversi e indipendenti da quelli che creano e compongono la Camera dei
21) A. BRUNIALTI, // diritto costituzionale e la politica nella scienza e nelle istituzioni, 11, Torino. 1900, p. 702 sgg.
22) CRITO, La riforma del Senato, in La Rassegna Nazionale, a. IX, fase. 16-7-1887, p. 322 sgg.