Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <54>
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Paola Angioni
volontà popolare. A questo scopo non sarebbe occorso nessun ritocco allo Statuto, né alcuna nuova legge; sarebbe viceversa bastato tornare ad una più fedele interpretazione della legge fondamentale dello Stato, la quale aveva attribuito alla Corona estesi poteri nonché una funzione primaria ed attiva. Una volta rivendicati al sovrano i suoi diritti, facilmente si sarebbe ottenuta la limitazione dei poteri della Camera bassa, potenziando quelli della Camera vitalizia e facendo esercitare ad entrambe le funzioni che loro competevano.31) L'articolo del senatore Guarnieri Il Senato d'Italia del 1898. si inserisce a buon diritto nella più viva polemica antiparlamentare di fine secolo. II senatore riteneva che la tanto dibattuta questione di una riforma dell'istituto avesse ormai perso la sua ragion d'essere e ciò nonostante certi difetti rima­nessero effettivamente da emendare. Infatti, di fronte al discredito delle isti­tuzioni rappresentative, sarebbe stato inconcepibile corrompere e viziare con un sistema elettivo l'unico corpo politico non ancora a base democratica e fortemente improntato alla moderazione. Secondo il Guarnieri la Camera alta non aveva mai scisso il proprio corpo in gruppi e partiti, mantenendo una configurazione unitaria al di sopra delle parti. Mai, a suo avviso, si erano costituiti nel suo interno partiti sistematicamente avversi o favorevoli al Ministero, giammai un elogio entusiasta, o cortigiano, come giammai una acerba censura erano usciti dalle labbra di un senatore a dimostrare lo spirito di grande moderazione e di personale dignità che dominava l'istituto. Ciò nonostante, il senatore auspicava che venissero presi in considerazione quegli accorgimenti che, senza toccare le norme statutarie, avrebbero anzi completato e chiarificato certe sue disposizioni. Riteneva perciò opportuno: fissare il numero dei membri del Consesso a 300, per garantire la presenza costante alle tornate parlamentari di un congruo gruppo di senatori e limitare le pretese di coloro che ritenevano essere loro diritto l'appartenervi; proce­dere con maggiore cautela alla nomina dei senatori, previe indagini ed esami particolari; giungere ad una più giusta proporzione tra le categorie, per una più equa rappresentanza degli interessi che la Camera alta racchiudeva in sé.32* Se molti in quegli anni giudicavano sufficiente tornare ad una retta interpretazione delle disposizioni statutarie per giungere ad un rafforzamento della Corona e della Camera alta, ci fu, però, ancora chi andava auspicando per la formazione del Senato il raggiungimento di un metodo elettivo, sia pur volto a mitigare l'influenza della Camera bassa.
Se un Senato deve essere, oggigiorno non può farsi che elettivo . Questa era in sintesi l'idea di Giovanbattista Milesi che, decisamente avverso al sistema della nomina regia, la quale se rettamente adottata avrebbe riser­vato esclusivamente alla volontà del Sovrano l'elezione dei senatori, biasimava pure la costante ingerenza dell'esecutivo che tramite il diritto di infornata
3J) S. SONNINO, Torniamo allo Statuto (1897), in Scrìtti e discorsi extraparlamentari, a cura di B.F. BROWN, I, Bari, 1972, p. 575 sgg.
32) A. GUARNIERI, // Senato d'Italia, in La riforma sociale, a. V (1898), p. 930 sgg. Per un rafforzamento dei poteri del. 'Re ed una diminuzione dell'ingerenza governativa nella nomina dei senatori era anche Carlo Morini che non riteneva né opportuno, né prudente procedere ad una riforma che avrebbe necessariamente supposto una modifica delle norme statutarie e generato un precedente che avrebbe potuto portare al rinnovarsi di simili richieste: // potere regio in Italia. Studio teorico pratico, Firenze, 1899, p. 70 sgg.