Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <55>
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Sulla rijorma del Senato regio 55
aveva posto l'Assemblea in uno stato di sottomissione non certo salutare per la dignità dell'istituto, cosciente di essere in balia della volontà altrui e nocivo, perché fonte di interrogativi circa la necessità della sua stessa esi­stenza. Il Milesi finiva così con il condividere quanto già sottolineato all'inizio della vita costituzionale dal Cavour: la nomina regia era antistorica, così come negativa era la nomina a vita attribuita ai senatori. La carica vitalizia faceva sì che i designati, invece di adempiere con serietà e solerzia al mandato per l'eventualità di una verifica elettorale, finivano con il ritenere la carica una decorazione o un titolo nobiliare. L'elezione popolare avrebbe viceversa portato al Senato gente di ogni specie nonché coloro che, pur meritando di sedere tra i seggi dell'Alto Consesso ne rimanevano esclusi a causa delle restrizioni del sistema delle categorie.33) Dai tempi delle eloquenti analisi fatte dal Palma e dal Bonghi, dei quali il Milesi non mancava di riportare significativi interventi, le cose non erano mutate e la riforma del Senato appariva ancora più urgente. Ai dubbiosi e agli incerti, il Milesi preferiva rivolgersi con le stesse autorevoli parole del Palma: la nomina dei senatori non è regia, ma dei ministri, e per lo meno il restringerla non è scemare le prerogative effettive del Re, ma limitare l'oltrepotenza di se medesima, della maggioranza prò tempore della Camera dei deputati . **)
Considerazioni di notevole interesse erano avanzate da Filippo Masci in una nota Sul migliore ordinamento del Senato preparata, nel 1895, per la Regia Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli. Il Masci invitava tutti gli spiriti conservatori a riflettere sulle conseguenze di un atteggia­mento decisamente ostile verso una trasformazione della Camera alta poiché a volere immutata la costituzione del Senato erano anche i democratici, desiderosi di perpetuare una Camera senza prestigio e senza potere reale. Persistere dunque nell'immobilismo avrebbe significato fare il gioco degli avversari e mantenere un'Assemblea, emanazione non già del potere regio,
33) G. B. MILESI, La riforma positiva del Governo parlamentare, Roma, 1900, p. 398 sgg. Dal momento della concessione dello Statuto voci autorevoli si levarono per mettere in evidenza i limiti ed. i difetti del Senato del Regno. La trasformazione del regime in parlamentare rappresentativo che alterò gli equilibri istituzionali e le troppo numerose infornate evidenziarono subito l'inevitabile perdita di prestigio della Camera alta e di conse­guenza il problema di una sua necessaria riforma. Primo fra tutti il Cavour, nel 1848, richia­mandosi all'esperienza belga e americana, auspicava che il Senato divenisse elettivo, mentre il senatore Capponi riteneva necessario affidare la scelta dei senatori a dei Consigli provin­ciali dei quali sollecitava la costituzione. C. BENSO DI CAVOUR. La riforma del Senato, in FI Risorgimento, n. 130, 27 maggio 1848; G. CAPPONI, Lettere di G. Capponi e di altri a lui raccolte e pubblicate da Alessandro Carraresi, li. Firenze, 1883, p. 405. Secondo il Carutti, che segnalava l'esperienza belga, l'elezione avrebbe dovuto, prima o poi, sostituire la nomina regia: Dei principi del governo libero, Torino, 1852, p. 238. Per aumentare l'autorità del Senato il D'Ondes Reggio guardava con favore alla soluzione bicamerale americana, mentre il Vidari era persuaso della bontà del sistema che attribuiva la nomina dei senatori a corpi speciali anch'essi elettivi, (i Consigli provinciali). Tale sistema era poi quello che già l'Olanda, nel '48, e la Svezia, nel '66, avevano adottato. V. D'ONDES REGGIO, Introduzione ai principi delle umane società, Genova, 1857, p. 386 sgg.; E. VIDARI, Della prima Camera nei Parlamenti e del Senato del Regno d'Italia, in Archivio Giuridico, X (1872), pp. 29 sgg., 36-37.
3*) L. PAXMA, La riforma del Senato, in Questioni costituzionali eh., p. 262.