Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <58>
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Paola Angioni
Prefetti si stabiliva come criterio di scelta l'essere stato a capo delle sedi più importanti per non meno di cinque anni.39'
Il disegno di legge che la Commissione presieduta dal senatore Vitel-leschi aveva, dopo una lunga gestazione, elaborato, non fu tuttavia mai sotto­posto alla discussione del Senato e le proposte che essa aveva avanzato caddero così nel nulla. Tale conclusione era tuttavia ipotizzabile sin dall'inizio. Incentrandosi il problema sulla nomina dei senatori, esso non si sarebbe potuto risolvere senza una chiara volontà politica che fosse condivisa dalla maggioranza delle forze che allora guidavano il paese. La riforma, rimasta nelle intenzioni di pochi senatori, non avrebbe potuto trovare soluzione senza un consenso generalizzato.
Il problema della riforma del Senato trovò eco in quegli anni nel mondo del diritto che nel complesso si dimostrò più disponibile ad una ristruttu­razione della Camera alta in senso elettivo. Si riteneva, infatti, che solo un rapporto diretto con le forze vive del paese avrebbe potuto ridare importanza politica all'istituto.
Giorgio Arcoleo riteneva che la Camera alta si sarebbe meglio riformata se si fosse introdotto un sistema di elezione misto. Ad un certo numero di senatori cui il seggio sarebbe stato assegnato di diritto, ovvero ai rappre­sentanti degli Uffici superiori dello Stato, si sarebbe dovuto affiancare un secondo ordine di senatori provenienti dalla nomina regia. Ma un effettivo rinnovamento nell'antico organismo sarebbe derivato dall'introduzione del metodo elettivo, poiché un maggior numero di membri sarebbe infatti stato eletto da gruppi e categorie sociali. In questo modo senza grandi difficoltà e scosse traumatiche, il Senato avrebbe potuto racchiudere in sé la rappre­sentanza organica dei reali interessi del paese.40*
Da parte sua Carmelo Caristia, in un libro dedicato alla riforma del Senato non disdegnava la possibilità di salvaguardare la nomina vitalizia pur introducendovi una base elettiva e di circoscrivere il numero dei compo­nenti dell'Assemblea. Divenuto il più alto ramo del Parlamento, una specie di Consesso pleonastico preposto alla passiva approvazione delle leggi che arrivavano dalla Camera bassa e destinato a smorzare l'eco delle battaglie politiche che ivi giungevano, non appariva più opportuno indugiare ancora su una riforma senza la quale dubbi sull'opportunità stessa dell'esistenza di una seconda Camera sarebbero divenuti incalzanti. Il sistema della nomina regia doveva essere a giudizio del Caristia necessariamente rivisto e prive di fondamento risultavano le ragioni di coloro che gridavano contro i profa­natori dell'arca santa dello Statuto , poiché reali e numerose erano state le innovazioni subite dalla legge statutaria dal '48 in poi.41*
Da parte loro Francesco Racioppi e Ignazio Brunelli nel loro Com­mento allo Statuto del Regno affermavano la necessità di procedere alla
39) Relazione, progetto di legge e allegati presentati dalla Commissione incaricata da un'adunanza privata di senatori di studiare e proporre riforme concernenti le nomine al Senato, addì 28 giugno 1894, pp. 1 sgg.. 13 sgg., 20.
*ft G. ARCOLEO, Diritto costituzionale. Storia e dottrina, Napoli, 1903, p. 329 sgg.
413 C. CARISTIA, La mancata riforma: idee e fatti intorno alla Camera del Senato, Torino, 1911, p. 126 sgg.