Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <59>
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Sulla riforma del Senato regio
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attuazione di un sistema elettivo che avrebbe ridato importanza politica all'istituto. Cosa aveva d'altronde generato il sistema della nomina regia se non una Paria mutilata non sufficientemente indipendente verso il governo né sufficientemente a contatto con la volontà popolare? Cinquant'anni di vita dell'alto Consesso testimoniavano ormai come esso si fosse ridotto ad essere il delegato del delegato cioè l'emanazione di un ministero che, tenendolo sotto la minaccia perenne delle infornate, riusciva a piegarne ogni resistenza. Le stesse prerogative che lo Statuto aveva attribuite all'Assemblea, erano andate gradualmente scemando a causa della debolezza della sua composi­zione. Tra il 1848 ed il 1897 la Camera aveva, infatti, discussi e votati per prima 3.918 progetti a fronte dei 447 discussi e votati prima dal Senato e ciò nonostante lo Statuto avesse attribuito ad entrambe le assemblee l'iniziativa delle leggi. Sempre nell'arco dei suddetti anni, dei 4.365 disegni di legge pro­posti all'attenzione del Senato, soltanto dieci erano stati respinti, mentre un numero non certo elevato era stato nuovamente inviato alla Camera dopo esser stato modificato. Privo poi dell'iniziativa in materia finanziaria, privo in pratica del controllo sui ministri, gli autori del Commento ritenevano quindi opportuno giungere ad una riforma del Senato che avrebbe dovuto permettere ai Consigli Provinciali, a quelli Comunali, alle Università, alle Camere di Commercio, alle Camere del lavoro e ad altre ancora, di parteci­pare all'elezione dei senatori. Ciò sarebbe tuttavia dovuto accadere non prima che queste organiche assise della vita sociale e politica fossero state adeguatamente rinnovate e rese più autonome. 42>
Degno d'attenzione al riguardo sarà poi uno studio di Gaetano Mosca pubblicato sulla Rivista di diritto pubblico nel 1910. Il Mosca sosteneva che. tenuto presente il vero ufficio spettante ad una seconda Camera e cioè quello di far partecipare alla vita politica tutte quelle competenze e quei valori che per molteplici ragioni restavano esclusi dalla Camera elettiva, il sistema che vigeva nella composizione del Senato non sarebbe potuto essere migliore. Tuttavia alcune modifiche d'indole secondaria sarebbero valse forse a rendere l'azione del Senato più spedita ed energica. Decisamente contrario alla nomina temporanea dei senatori che avrebbe tolto loro il più alto requisito e cioè l'indipendenza, proponeva invece di svecchiare il Senato introducendo una distinzione tra senatori attivi e non attivi. Tutti coloro che non avessero partecipato per più di tre anni consecutivi alle sedute dell'Assemblea, avreb­bero automaticamente perso il loro diritto di parola e di voto, pur mante­nendo le prerogative personali attribuite loro dal mandato. Il Mosca auspi­cava poi che si giungesse a limitare il numero degli incaricati o almeno a stabilire un maximum che, riguardando soltanto i senatori attivi, avrebbe reso più rapido il ricambio di personalità all'interno dell'Assemblea.43)
*2) F. RACIOPPI, I. BRUNELLI, Commento alto Statuto del Regno, I, Torino, 1903, p. 274 sgg.
43) C. MOSCA, La riforma del Senato, in Rivista di diritto pubblico e della pubblica amministrazione In Italia, a. 11 (1910), pp. 564 sgg., 569, Decisamente contrarlo al sistema che attribuiva la nomina a vita ai senatori era invece il Contuzzi, tanto da ritenere prefe­ribile il sistema della Paria ereditaria. Se infatti l'ereditarietà imprimeva all'Assemblea una forza propria capace di creare un potere autorevole capace altresì di accordarsi con la