Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
anno <1984>   pagina <61>
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Sulla ritorma del Senato regio
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al governo un duro attacco. A provocarlo fu il decreto Zanardelli del 14 no­vembre 1901 che aveva posto tra le attribuzioni del Consiglio dei ministri non solo le nomine al Senato del Regno come stabilito dal decreto Depretis del 1876, ma le nomine del Presidente, del Vice Presidente del Senato del Regno e dei Senatori. Tutto ciò appariva al Vitelleschi in netto contrasto con quanto stabilito dallo Statuto secondo il quale il Senato era composto da membri nominati a vita e dal Re e ancora l'ultimo atto di una prassi che, inauguratasi nel 1876, aveva prodotto effetti deleteri: immissione di senatori in massa, anche senza preavviso alla Presidenza del Senato e conseguente demolizione dell'autorità di questo ridotto ad essere una emanazione del governo anzi il prodotto della maggioranza stessa della Camera.48)
Altre lagnanze continuarono a levarsi negli anni che seguirono. Gli inconvenienti che avevano turbato sin dall'inizio della vita del Regno, e ancor prima, il corretto funzionamento del più alto ramo del Parlamento, conti­nuarono a persistere e ad insidiare il prestigio dell'Assemblea. Le assenze di molti senatori alle sedute non accennarono a diminuire, né, per rendere più ordinato il lavoro legislativo, le tornate ad aumentare di numero. Conti­nuarono anche ad arrivare dalla Camera progetti di legge in numero ecces­sivo e bisognosi di una troppo rapida discussione e approvazione. Fu così che per il perdurare di lamenti e proteste, si arrivò all'ordine del giorno proposto dal senatore Arcoleo nel maggio del 1910.49> Il parere dell'Arcoleo era che il Senato dovesse concorrere con tutti i mezzi a rendere più efficace la sua opera e a questo scopo nessun impedimento poteva derivare dallo Statuto che doveva essere considerato un germe fecondo di futuri sviluppi. Le cate­gorie potevano, infatti, offrire un notevole margine alle innovazioni che derivavano dai mutamenti politici e sociali, mentre la nomina regia presup­poneva solo un'indicazione, che non escludeva una designazione degli eligendi come freno alla ingerenza ministeriale. La depressione politica era poi una triste realtà, sottolineava il senatore, e diverse ne erano le cause: l'evoluzione economica, la sproporzione di scelta tra le varie categorie, la negligenza del governo nella distribuzione dei lavori parlamentari, l'abusiva interpretazione dell'articolo 10 dello Statuto, ed altre ancora. Il Senato doveva, quindi, coope­rare a promuovere quei provvedimenti che avrebbero corrisposto alle mutate condizioni politiche. Il Senato di oggi, affermava l'Arcoleo, non poteva essere da meno di quello del 1848 che si era dichiarato pronto a deporre le personali prerogative concesse dallo Statuto per accettare eventuali mutamenti.
Il discorso del senatore Arcoleo non rimase privo di conseguenze ed anzi provocò la formazione di una Commissione incaricata dello studio di una riforma del Senato. La Commissione rappresenta lo sforzo più notevole
**) Atti parlamentari, Senato del Regno, discussioni. Tornala del 2 dicembre 1901, p. 2586 sgg. La risposta che lo Zanardelli diede al senatore Vitelleschi, benché rassicurante, fu pronta e polemica. Le attribuzioni che il decreto aveva conferite al Presidente del Con­siglio miravano solamente ad evitare efficacemente antinomie e contraddizioni nei decreti, nelle leggi è"nella loro esecuzione; Ivi, p. 2586 sgg.
49) L'ordine del giorno recava l' Interpellanza del senatore Arcoleo al Presidente del Consiglio, ministro dell'interno, sugl'intendimenti del Governo circa le riforme politiche che riguardano la costituzione dei due rami del Parlamento Ivi. Tornata del 6 maggio 1910, p. 2343 sgg.