Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA STORIA COSTITUZIONALE 1876-1911; SENATO RIFORMA 1876-191
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1984
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Paola Angioni
compiuto dall'Assemblea senatoriale per elaborare un'ampia ed organica riforma della Camera alta.90*
Ritenendo il sistema delle categorie la parte più larga e feconda dell'ordinamento, quella che, racchiudendo le lorze vive della Nazione, conteneva un elemento potenziale di sviluppo adatto a prestarsi alle continue trasformazioni dello Stato e della società, la Commissione intendeva poggiare la riforma proprio su tale sistema, mirando a rendere elettive le categorie la cui natura lo consentisse. Le 21 categorie venivano così divise in tre gruppi: uno riguardante le alte funzioni dello Stato, le rappresentanze locali e le benemerenze nazionali; un secondo gruppo comprensivo dell'alta cultura, ed il terzo relativo agli ex deputati ed ai maggiori censiti. Ma non a tutti i tre gruppi la relazione riteneva che si potesse applicare lo stesso criterio di scelta. Così, se per il primo sarebbe rimasta l'esclusiva nomina regia, un elettorato speciale era invece previsto per l'alta cultura rappresentata dalle categorie 18 e 19. La scelta dei senatori sarebbe stata in questo caso demandata a tutto il corpo accademico costituito dai professori ordinari con tre anni di anzianità. Per il terzo gruppo la relazione proponeva un elettorato a larga base perché solo un rapporto con le forze vive del paese avrebbe contribuito a ristabilire un certo equilibrio con la Camera dei deputati.5" Nonostante la Commissione Finali fosse giunta a conclusioni di grande temperanza ed equilibrio, la modifica dell'istituto finì ancora una volta per essere affossata. Se infatti il discorso pronunciato dal senatore Arcoleo il 6 maggio 1910 fu largamente approvato all'interno del Consesso che si trovò solidale nella difesa della propria funzione, di fatto la maggior parte dei senatori non voleva la riforma. A riprova di questo basti citare il vasto consenso con cui furono accolte talune perplessità enunciate dallo Scialoja all'apertura della discussione generale: corrispondeva ad una necessità sentita dal popolo italiano in quel momento una riforma sostanziale del Senato? Erano poi così forti ed urgenti le necessità che imponevano una modifica dello Statuto? Il metodo elettivo avrebbe rimediato a tali inconvenienti? Per qualche malan-nuccio quotidiano era giusto mettere mano al più sicuro presidio delle istituzioni italiane?52)
Erano considerazioni non nuove per chi, ritenendo che il Senato fosse sempre stato all'altezza della sua funzione, affermava potessero perseguirsi tutt'al più delle riforme di carattere secondario; considerazioni di chi riteneva la riforma improvvida ed intempestiva.
Il Consesso diviso, rese quindi vani gli sforzi della Commissione e anche questa volta non si arrivò ad alcun risultato concreto. La riforma, che forse non era mai stata così vicina, cadde nel nulla, ma la causa va questa volta ricercata ancor più che nel generico atteggiamento del governo, nell'ostilità dell'ambiente senatoriale fedele nella sua maggioranza alla conservazione del-
W) Per la riforma del Senato. Relazione della Commissione composta dei Senatori Finali, presidente, Fortunato, segretario, Borgnini, Caetani, Pellegrini, Rossi Luigi, Severi, Villa e Arcoleo, relatore, Roma, 1911.
si) Ivi. pp. 15-16, 35 sgg.
52) Atti parlamentari, Senato del Regno, discussioni. Tornata del 9 febbraio 1911, p. 4523 sgg.