Rassegna storica del Risorgimento

ZAMA PIERO
anno <1984>   pagina <343>
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Libri e periodici
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anzi Tesarne di un caso posteriore alla testimonianza del Viara, quello di Giovanni Battista Tamagnone prete della Missione il cui giobertismo culturale e pedagogico soccombe a Mondovì nel lungo braccio di ferro con l'intransigenza del vescovo GhiJardi.
Tornando al Viara, e concludendo su di lui, ci sembra peraltro opportuno segnalare alcuni episodi di costume, il pergamo sempre più spesso cangiato in sala di convegno , le sartine che fanno una scampagnata ed al ritorno si trattengono in teatro a ballare fino a notte inoltrata, le passeggiate donchisciottesche dei militi della guardia civica spossati e senza voce, le appassionate partite tra giocatori di pallone, tutte punture di spillo, più o meno argutamente o seriosamente commentate, che intaccavano, però, la norma, si accinge­vano a rovesciarla, e costituivano nel loro insieme davvero quella libertà che il vero popolo alla Viara, cioè gli onesti conservatori tradizionalisti della provincia piemontese, non potevano che respingere e condannare come licenza.
RAFFAELE COLAPIETRA
ALAIN DEWERPE, Croissance et stagflation protoindustrielles en Italie Meridionale: la Vallèe du Liti au XlXe Siede, in Mélanges de l'École Franggise. de Rome-Moyen Age-Tenips Modernes, Tomo 93-1981-1, pp. 227-345.
LUIGI DE MATTEO, Politica doganale e industrializzazione nel Mezzogiorno (1845-1849); Napoli, Luigi Pironti editore, 1982, in 8, pp. 128. S.p.
I primi inconfondibili segni della nascita della grande fabbrica nel Regno di Napoli rimontano all'età francese, allorché Svizzeri e Francesi, sollecitati da non poche condizioni generali favorevoli <dal reclutamento della manodopera, da prestiti dello Stato alla possibilità, abolita la giurisdizione feudale sulle acque, di sfruttare liberamente la forza idraulica, seppure, a volte, tra varie resistenze) impiantarono non poche moderne manifatture.
Si trattava di iniziative completamente nuove per il notevole impiego di capitali che venivano investiti e si continueranno ad investire anche dopo il 1815 sia in una sfera economica nella quale era presente una vasta imprenditoria locale, specificamente nei settori della lana e della carta, sia anche in una branca del tutto moderna, quale quella del cotone: da una parte solleticando riconversioni della vecchia industria laniera domestica (è il caso del cotonificio Egg di Piedimonte Malese), dall'altra proletarizzando I'artigiano-conladino e dall'altra ancora, però, non pervenendo alla più completa destrutturazione della vecchia manifattura locale e del lavoro a domicilio.
Su questa realtà indaga in un lungo saggio il Dewerpe, che pone al centro della sua indagine una zona ben definita la Valle del Liri, dove si concentrava larghissima parte della produzione di pan ni lana del Regno di Napoli ' ma estremamente significativa al fine di individuare i meccanismi che operano in una regione periferica di un'area depressa del Mediterraneo, rapportata al centro del dinamismo manifatturiero europeo: una zona il cui lanifìcio viene investito da un'ondata di rinnovamento operato sia da imprenditori stranieri (1 Lambert, i Bourdiat, i Roessinger), che da quelli locali (i Polsineìli, i Viscogiiosi, i Manna, gli Zino, ì PelagalH. i Sangermano.,.),
Utilizzando un apparato concettuale, che deriva dagli studi del Mendels, di cui accetta la individuazione dei vari stadi delio sviluppo della protoindustrializzazione, il Dewerpe analizza le trasformazioni che il lanificio Urinate subisce dagli ultimissimi anni del 700, allorché il vecchio sistema incomincia ad entrare in crisi, fino al compiersi, nel quadro di un ben specifico ruolo delio Stato attraverso la protezione doganale, privilegi, franchigie