Rassegna storica del Risorgimento
ZAMA PIERO
anno
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1984
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pagina
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350
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350
Libri e periodici
il demanio e gli usi civici, i boschi e la pastorizia, come nel Mezzogiorno, c'è soltanto un mondo arcaico ed immobile abitualo a rimaner tale e soprattutto chiuso, inaccessibile.
Perciò suscitano solidarietà e pena, ciò che raramente avviene nel Mezzogiorno, quei carabinieri che s'inerpicano tra le giogaie e lungo i sentieri, e cadono sotto i colpi a bruciapelo di un'imboscata, vittime davvero di un dovere che non è soltanto militare, ma di civiltà, non la man forte dei regolari alia guardia nazionale borghese e proprietaria protagonista in prima persona nel Mezzogioron di una repressione che la riguarda estremamente da vicino, ma l'avanguardia di uno Stato al quale Grossi ed i suoi mediocri compagni non intendevano sottomettersi per uno spirito di anarchia forse simpatico, forse giovialmente romagnolo, ma fine a se stesso, senza significato e, soprattutto, senza avvenire.
RAFFAELE COLAPIETRA
CLAUDIA BASSI ANGELINI, Gli accoltellatori a Ravenna (1865-1875). Un processo costruito; Ravenna, Angelo Longo editore, 1983, in 8, pp, 253. L. 16.000.
Nel suo intelligente ed informato saggio sulla storiografìa locale di tendenza marxista, apparso sul numero più recente del Bollettino storico pisano, Fulvio De Giorgi ha ricordato l'invito, rivolto da Renato Zangheri agli studiosi di storia romagnola, di innestare i nuovi lavori sulla tradizione della cultura regionale, le cui caratteristiche sono indicate in una sorveglianza filologica ed erudita, unita però all'apertura al nuovo, all'intelligenza dei tempi .1) A questi canoni scientifici, autentici e concreti, sembra essersi ispirata nella ricerca archivistica e nell'esame documentario Claudia Bassi Angelini. La lunga e sanguinosa serie di attentati, avvenuti a Ravenna tra il 1865 e il 1871 e attribuiti, in sede processuale, dopo una istruttoria dai metodi, secondo le conclusioni dell'autrice, censurabili, alla setta degli accoltellatori , è ricostruita con una viva attenzione e con un ricco corredo di fonti, spesso inedito.
La interpretazione degli eventi è, però, tale da suscitare perplessità per la sua volontà di ricondurre e spiegare i fatti delittuosi e il piano organico criminoso sotto una luce classista. La tesi di fondo della Bassi Angelini è illustrata con una indubbia macchinosità e con una insistenza degna davvero di migliore causa. Per l'autrice le sette, che ebbero vita nelle città della regione nel corso del XIX secolo, furono comunque le prime "società" che dettero corpo in Romagna a forme arcaiche e prepolitiche di lotta di classe, certo ancora lontane da una reale coscienza di classe . In un volume, in cui l'autrice ha guardato alla vicenda con un'attenzione priva di intenti regionalistici e folWoristici , e dopo ricerche, abbiamo riconosciuto, vaste e valide, come non considerare fuori misura, utile per provare il tono dato alla interpretazione, la frase di chiusura? Accennato, infatti, al rilancio delle tesi della pubblica accusa, avvenuto in una pubblicazione del 1960, la Bassi Angelini sostiene:
i> F. DE GIORGI, Momenti e figure della storiografia locale dì tendenza marxista in Italia, in Bollettino storico pisano, LII (1983), p. 248.