Rassegna storica del Risorgimento

HOFER ANDREAS; STORIOGRAFIA ITALIA; TIROLO STORIA 1809
anno <1984>   pagina <399>
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Andreas Hojer
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pubblicava la sua opera quando era proprio il particolarismo autonomistico tirolese ad inceppare lo sviluppo, in senso moderno e laico, della legislazione e della amministrazione e a limitare le aspirazioni nazionali della parte italiana del Tirolo. Nei Land tirolese Innsbruck, che ne era la capitale storica, esercitava una sua supremazia su tutto il territorio, compreso quello trentino nel secolo XIX. Il governo bavarese, nel quadro della centralizzazione del potere, aveva livellato e uniformato le circoscrizioni amministrative e aveva eretto i tre Circoli distinti, dell'Inn, dell'Isarco e dell'Adige, di Innsbruck, cioè, di Bressanone e di Trento, ponendo questo sullo stesso piano di quelle. Positivo dunque per lo Zotti il riformismo bavarese e se l'Hofer egli ammirava per il suo coraggio, amore di patria e sacrifìcio sì da renderlo compianto anche dai suoi nemici riconosceva tuttavia che combatteva per il passato invece che per il futuro, per il particolarismo locale invece che per la razio­nalizzazione della società e delle sue istituzioni.
Il moto hoferiano ebbe nel Trentino, a differenza del Tirolo tedesco, manifestazioni e aspetti di rivolta e disordini non chiaramente finalizzati alla lotta contro i bavaresi e i franco-italici. Era la conseguenza di ciò che rile­varono anche gli storici tirolesi, e che anche noi abbiamo ricordato, della mancanza cioè di una causa ideale e patriottica negli insorgenti trentini, capace di dare compattezza e purezza al moto insurrezionale. Lo stesso Hofer doveva intervenire il 4 settembre richiamando le compagnie volontarie di insorgenti trentini a fare una guerra di difesa del paese, non di saccheggio tra connazionali. L'Andreis registra fatti e momenti che testimoniano come l'insurrezione nel Trentino avesse preso questo corso deteriore e lo deplora, ma sfugge alla constatazione che quei fenomeni di brigantaggio, molto ampi già nell'estate del 1809 (e l'insurrezione si era accesa in Alto Adige e nel Tirolo transalpino tra il 9 e il 10 aprile) tolgono forza alla sua tesi che la partecipazione trentina fosse motivata da puri ideali di fedeltà, dinastica agli Asburgo e politica al Tirolo.
Il 30 agosto, nei giorni della maggior anarchia, bande irregolari avevano dato l'assalto e saccheggiato in Rovereto la casa del barone Orazio Pizzini, bavaro amministratore camerale del Distretto, vociando come ricorda lo Zotti son settecento anni che comandano i signori, or vogliamo coman­dare anche noi! . Si inseriva così un fattore sociale e classista che non aveva nulla a che fare con il carattere di guerra di liberazione voluto dagli insor­genti tirolesi: è la rivolta della plebe contro la nobiltà ricca. E non esiste neppure una chiara scelta della parte con cui stare, se con le nuove idee di libertà e uguaglianza o con quelle conservative del vecchio ordine sociale. L'Andreis annota che le bande irregolari progettavano di dare l'assalto anche ad altre case di giacobini , accettando così acriticamente l'assimilazione di nobiltà, ricchezza, potere signorile, sistema napoleonico-bavarese con il gia­cobinismo, il che poco regge sul piano ideologico e storico.
In verità trovare valide implicanze economiche e sociali nella insurre­zione hoferiana, nel significato che viene oggi attribuito e preteso dalle correnti ideologiche e metodologiche di molte scuole storiche attuali, appare arduo e quasi artificioso; o, per lo meno, se esse esistevano erano indirizzate in senso conservatore, non rivoluzionario.
La grande massa degli insorgenti era data dal mondo rurale ed essi combattevano per la restaurazione in integro dei rapporti sociali tra i ceti.