Rassegna storica del Risorgimento
HOFER ANDREAS; STORIOGRAFIA ITALIA; TIROLO STORIA 1809
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1984
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Umberto Corsini
sconvolti dalla ventata rivoluzionaria e dal riformismo bavarese, non per modificarli.
Occorre però osservare a questo proposito che la storiografia italiana non ha sufficientemente valutato la speciale situazione in cui si trovava il ceto rurale nel Tirolo. Esso aveva da tempo, e sicuramente dalla guerra rustica del 1525, conquistato una propria rappresentanza negli stati provinciali accanto a quella della nobiltà, del clero e delle città, precorrendo così, seppure restando all'interno della struttura cetuale della società politicamente organizzata, un sistema di rappresentanza globale del Paese in un organo con poteri legislativi, fiscali e militari che forse anche al di là del vero dava tuttavia la coscienza di una forma di antigoverno, autonoma e limitatrice dei poteri del principe dinastico-territoriale. Nell'Europa sino all'epoca napoleonica quella presenza dei contadini negli organi di rappresentanza era quasi un unicum tirolese e vorarlbergense, con qualche analogia nella Svizzera. Quando Massimiliano I di Baviera con la costituzione del 1 maggio 1808 soppresse gli Stati provinciali apportò una ferita diretta non solo alla autonomia del Land Tirol, ma a tutto il ceto contadino che si vedeva privato così di una sua compartecipazione al governo del paese, da secoli conquistata e gelosamente difesa.
Nella letteratura italiana sull'insurrezione hoferiana, e particolarmente in quella trentina, non è che quella singolare e positiva condizione del ceto rurale tirolese fosse sconosciuta. Ma trovò più accenti poetici che rilievo giuridico-istituzionale. I contadini tirolesi avevano combattuto per la restaurazione di un ordine sociale che a noi oggi non può non apparire anacronistico, ma che allora, calato nelle istituzioni locali, concretava una certa qual forma di democrazia partecipativa, all'avanguardia rispetto alle condizioni in cui era posto il ceto rurale negli altri paesi europei, prima della rivoluzione di Francia dell' '89 e del sistema gerarchico burocratico napoleonico e bavarese. Il giudizio di conservatorismo, che anche noi condividiamo, dato dell'insurrezione hoferiana, va dunque almeno integrato con queste considerazioni.
3. Che non si possa isolare il moto hoferiano solo ad una insurrezione antibavarese e filoasburgica, ma che vada inquadrato in un moto più vasto europeo è il parere anche di Renato Giusti in pagine abbastanza recenti. Inserita storicamente egli scrive nel quadro delle opposizioni alla egemonia napoleonica in Europa (guerriglia in Ispagna; organizzazioni patriottiche tedesche; rivendicazioni polacche e italiane) l'insurrezione tirolese, piti che antibavarese, fu reazione alle idee della rivoluzione francese . E fu infatti giudicata anche come una vera e propria guerra ideologica, una guerra di religione che come tutte le guerre di religione vide la confluenza e il concorso di classi sociali e di ceti economici opposti tradizionalmente per
>9) RENATO GIUSTI, Dalla presa di Mantova (1797) alla prima guerra di indipendenza (1848-49), in AA.W., Mantova, la storia, Mantova. 1963, voi. Ili, pp. 298-304, 334-337.
20 H Voltolini {op. cit.) ricorda a p. 351 la lettera del segretario della legazione francese a Monaco all'ambasciatore francese a Vienna, conte Otto, in data 7 giugno 1809: cette guerre peut ètre maintenani considerée plutei comme une guerre de rcligion que causée par l'ancien attachement des Tyroliens à la maison d'Autriche .