Rassegna storica del Risorgimento

HOFER ANDREAS; STORIOGRAFIA ITALIA; TIROLO STORIA 1809
anno <1984>   pagina <409>
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Andreas Hofer
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della notte tra il 19 e il 20 febbraio e pregò di esser sostituito poi dall'arci­prete Giovanbattista Manifesti, scrivendo queste righe: Andrea Hofer ... parìa con grande proprietà la lingua italiana, ma penso di non sbagliare credendo che gli riuscirebbe gradito udirsi suonare all'orecchio sull'orlo della tomba e prima di chiudere gli occhi al mondo la medesima lingua che nella culla gli aprì la strada della terra e che accompagnò gli innocenti giochi dell'infanzia... . Onde chiamava a questo compito il Manifesti che aveva grande padronanza del germanico idioma . C'è nelle considerazioni del sacerdote Borghi a coscienza del valore irrinunciabile della lingua e della cultura, e cioè della nazionalità, in cui si è nati; quel valore e quel diritto che inutilmente il difensore d'ufficio dell'Hofer tentò di opporre ai giudici militari. L'aw. Gioacchino Basevi, triestino, nella sua arringa defensionale (che dovette tessere su rapidi appunti per causa del breve tempo concessogli e per di più spesso interrotto dal presidente del tribunale militare perché giungesse a conclusione) nell'illustrare i moventi della condotta dell'Hofer si richiamava all'amore per la patria, per la propria religione, per la zolla ereditaria e al dovere di soldato .
Sotto questi aspetti, conservazione fedele della lingua e cultura, coscienza nazionale, amor di patria e della terra d'origine, impegno attivo a difendere con le armi e fino alla morte questi valori, Andreas Hofer fu visto e compreso come un eroe risorgimentale.
Ma torniamo agli storici e parliamo di Carlo Botta che nella sua Storia d'Italia dal 1789 al 1814*) dedica alcune pagine, permeate di profonda ammi­razione, ad Andreas Hofer ed agli insorti tirolesi. Il Botta è duramente avverso nella sua concezione storico-politica a Napoleone e alla Rivoluzione francese della quale pur fu nella sua gioventù entusiasta. Ma il dispotismo cui giunse nella sua fine la Rivoluzione e che fu costante sistema di governo di Napo­leone lo indusse a guardare all'indietro, a giudicare ottimale il secolo XVIII con le già avviate riforme delle monarchie illuminate, e ad esaltare i valori morali e civili delle piccole patrie meglio capaci di garantire libertà, indipendenza e autonomia alle genti. Anche l'Italia, prima della rivoluzione francese e di Napoleone era la migliore delle Italie immaginabili e la più felice nei suoi piccoli Stati regionali, ma poi irretita dai miraggi rivoluzionari cadde sotto il dominio di una Nazione straniera e sotto il dispotismo centra-listico napoleonico. Contro il sistema si ergevano in Europa le forze delle vecchie monarchie, del liberalismo e dei patriottismi regionali e a questo ultimo fattore andavano principalmente le simpatie e la fiducia del Botta. Magistrale l'analisi che Walter Maturi fa di queste implicazioni del pensiero di Carlo Botta.
Comprensibile dunque come questi sciolga un inno ad Andreas Hofer e alla nazione tirolese sorta in armi a difendere una patria santa ed offesa . Il Botta non ignora la componente religiosa dell'insurrezione tirolese, ma non la sopravvaluta: la santità della stessa è una santità civile valida di per sé. Perciò e per amore non solo della propria patria italiana, ma anche delle patrie altrui, quelle che Napoleone distruggeva lo storico piemontese si sente vibrare di simpatia e di affetto per Andreas Hofer che
4Q) CARLO BOTTA, Storia d'Italia dal 1789 al 1814, Parigi, Didot, 18241; Italia, 18242; Milano, Oliva, 1854.