Rassegna storica del Risorgimento

CARTEGGI (GUERRAZZI-MAINERI); GUERRAZZI FRANCESCO DOMENICO LETT
anno <1984>   pagina <440>
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Gian Luigi Bruzzone
nuova e sospirammo la libertà e la conoscemmo, pur anco ignari del suo valore e della sua religione.13)
2. La suggestione non fu meramente letteraria perché Baccio Emanuele si arruolò volontario nell'VIII reggimento fanteria in Mondovi 14> tornandone ammalato gravemente per le fatiche, gli stenti e l'indole delicata.
Guerrazziani furono i primi romanzi del Nostro. Il racconto Ubaldo, dedicato alla sacra memoria della madre e Lionello ambientato du­rante l'assedio di Venezia nel 1849: 16> operette non senza pregi, ma spiranti troppo la giovanile inesperienza dell'autore che imita gli esemplari che sull'animo suo fecero maggiore impressione .17) Più riusciti furono Evan­gelia Guerri, narrazione ambientata durante le rivoluzioni di Sicilia1*) e Solitudine.) Quella, scritta a Genova e a Loano nel 1860 ed inviata al Guerrazzi, ne ebbe le lodi; questa uscì a dispense, sulla collana Il Roman­ziere Italiano: i romanzi originali italiani edita ogni giovedì.
Il giovane Baccio era rimasto lusingato per le espressioni del Livornese e così nell'aprile del 1865, quand'era a Sondrio, volle dedicargli una sua traduzione di un poemetto tedesco: 21) ulteriore indizio che le lettere qui presentate comprendono solo gli ultimi anni di amicizia.
Al di là di questi dati un poco esteriori, la comunanza fra i due patrioti-scrittori risulta più profonda. A ben vedere, infatti, l'opera del Guerrazzi è retta da uno scopo essenzialmente didattico. I miei lavori era solito dire sono come le opere d'assedio: diverranno mutili dopo la guerra... ma che importa? Passi pure la mia opera come la tempesta, purché passando abbia sfolgorato i malvagi, scosso i codardi, purificato l'aria.22) Nel gennaio 1864 il Guerrazzi a tergo d'un suo ritratto per il Maineri così ripeteva di suo pugno il concetto già espresso al Mazzini: le lettere non ponno essere altro che farmachi alle infermità del paese: suprema infermità della Italia è oggi la viltà. Poco importa attecchire, basta guarire. La patria felice, ci dimentichi poi! . Guerrazzi negava di aver servito l'arte soggiungendo però arte sì in quanto giova all'odio della tirannide, all'amore della libertà.23) In altre parole era profondamente convinto del dettame romantico di fornire un'arte utile e pragmatica, un'arte che impegnasse totalmente su quelli che per lui erano i problemi più urgenti
13) M, pp. 24-25.
M) Nel suo studio si conserva il chepì e la sciabola.
!5) B.E. MAINERI, Ubaldo ossia un furto in un cimitero, Genova, Sordomuti, 1857.
M) B.E. MAINERI, Lionello, Genova, Sordomuti, 1859.
17) V. DONAVER, B. E, Maineri, Genova, Sordomuti, 1890, p. 14.
18) B.E. MAINERI, Evangelina Guerri, Milano, Libreria di Dante, 1863 (sulla coper­tina 1864), voi. due.
15) B.E. MAINERI, Solitudine, Milano, Autori-Editori, 1865. 20 B.E. MAINERI, Evangelina cit., voi. I, pp. 27 e 29.
21) Il Canto della morte dì Raghenarlodbrog, per B. E. MAINERI, Sondrio, Brughera Albrizzi, [18653.
22) G. RAGONESB, in Letteratura Italiana. 1 Minori, Milano, Marzoratl, s.d,, p. 2573.
23) Già LUIGI CAPUANA (Per l'arte, Catania, 1885) aveva sottolineato l'azione patriot­tica e battagliera, più che letteraria, del Guerrazzi.