Rassegna storica del Risorgimento

CARTEGGI (GUERRAZZI-MAINERI); GUERRAZZI FRANCESCO DOMENICO LETT
anno <1984>   pagina <456>
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Gian Luigi Bruzzone
Ebbi i 25 esemplari 38) e grazie.
Muti pure titolo allo scritto su l'Indipendente, 39)
Poiché mi è tanto benigno, voglia per amor mio assumere la composizione di un affare spinoso ed esimermi da una lite che io mi trovo costretto a movere al Polito". Con questo signore feci il contratto pel Secolo che muore; i patti erano uguali a quelli dell'appendice allo Assedio, solo incorse uno equivoco sul prezzo, ed egli credè dovere pagare L. 8 per cartella invece di 12; pure offerse pagare 12, ciò non sostenni e volli sottostare alle conseguenze dello equivoco, quindi ebbi 8 e non 12. Nel contratto si parlò di libro da 500 a 700 pagine, ma non di cartelle, delle quali cartelle si parlò quando si trattò di fare il prezzo del ms. Ad ogni modo il Politti dice che delle cartelle o pagine (a senso suo) non dissentì allargare il numero, e quindi su ciò non casca questione; molto più che 500 o 700 cartelle mie formano un 300 pagine di stampa, e certo non costituenti un'opera su la quale intende formare la sua fortuna (egli dice). Era patto che desse caparra L. 1.000 e le dette; da compensarsi su le ultime consegne del ms, ma poi le volle conteggiare su le prime e fu commesso; doveva pagare in danaro le consegne e da principio pagò, poi con cambialine mensili, poi saltò due mesi, poi quattro, ora ne pretendeva cinque: mi parve questa maniera di trattare non comportabile, e glielo scrissi; egli di rincontro tra le altre cose mi scrisse rinfacciandomi di avermi pagato alla stregua di L. 10 e centesimi il giorno. Questo mi offese: gli scrissi una o due volte pregandolo a volere sciogliere i nostri contratti. Ed ecco mi rivolsi a lei per vedere di concertare nuovi lavori con altri. Il Politti non risponde più, ed io non posso e non devo stare alle sue voglie; desidero e sono in diritto di sistemare questa faccenda. Sciolto da lui o piglierò trattato col Treves, ovvero stamperò per mio conto a Livorno o a Firenze. La prego farsi comunicare le mie lettere. Il prolungato silenzio del Politti non dirò che non è da uomo cortese, ma non è da uomo da affari, e come ho detto, mi costringerà di ricorrere al tribunale per ottenere giustizia: per me sarà dispiacere, ma per lui, che mi ci costringe non sarà allegrezza. I contratti non si fanno per burla, e gli obblighi assunti vanno pure osservati.
La parte ornamentale della strenna spetta lei. Bisogna però fare con garbo, perché le illustrazioni essendo diventate macchie sono venute in uggia all'universale; e s'è vero me ne rimetto in lei. Certo i tre ritratti starebbero bene, ma se non vengono nette regole meglio nulla.
Quanto al signor De Gubernatis, ripeto mi ha reso pessimo servizio. Circa i giudizi letterari e politici poco preme: ormai scritti e opere stanno in mano alla storia, e questa ha detto la sua. Certo a cui vien dopo corre obbligo verificare e rettificare, non crescere l'oscurità e aumentare gli errori, e questo ha fatto quel signore. Veniamo alla vita privata. E chi mai m'incolpò d'illeciti guadagni è veruno; la cosa sta come le dissi e se osserva la risposta a Mazzini non giustificherebbe punto gl'Illeciti, bensì dimostra come Talete abbandonò un momento la filosofìa per mostrare agli amici irridenti la sua povertà, che se avesse voluto darsi ai mercimoni avrebbe saputo guadagnare più e meglio di loro. Invece di citare il parere di Bosio nel 2 appunto, doveva dire del sindacato fatto a tutto il Governo Montanelli, Guerrazzi, d'Ayala, Franchini, Mazzoni,**) non solo a me, dalla famosa commissione governativa. Il rapporto compilato dai signori Tantmi, Galeotti e Gargiolli. Il nascondimento di quello per opera dei moderati componenti la commissione governativa. La stampa ordinatane dal Gran Duca più onesto, o meno disonesto, di loro. E l'ordine ricevuto dal furfante pròv [editor] e regio: di resecare (come fece) dalla sua requisitoria tutto quello che toccava la rettitudine degli accusati. Del Sauna gli ho detto: comprai per suo conto azioni e gliele segnai a credito in corrente, e offersi dargliele purché pagasse il debito. Egli sostenne non avere debito perché non aveva mai conferito mandato a comprare azioni', le aveva comprate per mio capriccio, per mio fine. Io risposi: Ebbene, me le
35) Suppongo alluda al medesimo articolo di cui alla nota precedente, edito anche tuJVIndlpendente.
40) Nel governo Montanelli, Guerrazzi era ministro dell'Interno, D'Ayala alla guerra, Mazzoni alla giustizia e al culto, Franchini all'istruzione, Adami alle finanze.