Rassegna storica del Risorgimento
CARTEGGI (GUERRAZZI-MAINERI); GUERRAZZI FRANCESCO DOMENICO LETT
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1984
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pagina
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460
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460 Gian Luigi Bruzzone
La natura che mi diede a prigione il corpo, para che vada di male gambe, come tutti i proprietari di feudi urbani, a farci i necessari restauri; ad ogni modo prima di primavera non la credo disposta a metterci mano. Faccia lei, purché non mi mandi lo sfratto.
Intanto mi frullò pel capo un grillo e glielo mando perché ne faccia quello che le piace. Addio: stia sano e duri, perché quando tornerò al mondo io la voglio vedere tribuno del popolo.
Aff. amico Guerrazzi
AMORI
Sirie Cerere Bacco frtget Venus53)
Ti pare egli amore cotesto fanciullo il quale in mezzo agli strepitosi conviti esce fuori dalla cintola in su da un cratere di vino e, fattosene bigoncia, si mette a cantare:
O giovanetti poiché aprile e maggio...?
No davvero, chiunque od ha od ebbe intelletto di amore, in cotesto inverecondo non ravvisa Amore, però che voi abbiate a sapere come sul principio del mondo due amori venissero ad abitare fra gli uomini; taluno afferma fossero fratelli, anzi gemelli e usciti dall'alvo materno tenendo l'uno l'altro pei piedi a mo* di Giacobbe e di Esaù; 5*) tal'altro ricisamente sostiene che non avessero parentela fra loro e questo credo ancora io. Ora accadde che un dì, nella stagione delle vendemmie, si trovassero insieme a svolazzare intorno ad una botte; presi dalla vertigine per la vaporazione dello spirito di vino, ci cascarono dentro; uno ci diede il tuffo e si bagnò l'ale, ma non affogò perché ci si mise a nuotare; l'altro più fortunato, agguantandosi alla capuggine della botte non si bagnò; pertanto l'Amore che aveva dato il tuffo nel vino prese nome di Bacco, mentre l'altro continuò a chiamarsi Amore: questo pure rasentando la terra qualche volta drizza su ritto le ali al cielo; il primo si fece tutto materia, l'altro una maniera di ripieno mezzo spirito, mezzo carne giudicato marina per ingrassare sposi conservatori e galli d'India, vulgo tacchini.
F. D. Guerrazzi
XIX s [1872]
Mio riverito Signore,
ho ricevuto la sua carissima del 30, t*j ma non le bozze. Quindi per riparare ad ogni inconveniente mi rimetto in lei sia per la diligente correzione, sia per mutare la tipografìa in modo che regga a martello, e corregga anco il nome del vino. Molto più che io non non saprei che pesci pigliare, e dalla padella temerei cascare nella brace, e a me
53) p. TERENTIUS, Eunuchitz. IV, 732 (Bacco= Libero) usato proverbialmente dai Latini (cfr. edam M.T. CICERO, De natura deorum, XXIII).
50 Genesi, XXV. 26.
55) Originale nell'A.M. Senza data, ma assegnata al 1872 perché di tale anno ci pare intuire la ritenesse Ma inerì: personalmente eravamo propensi a ritenerla più antica sia per la diligenza della scrittura, sia per alcune sfumature espressive, a cominciare dal significativo epiteto mio riverito signore.
**> Congettura da X,