Rassegna storica del Risorgimento

CARTEGGI (GUERRAZZI-MAINERI); GUERRAZZI FRANCESCO DOMENICO LETT
anno <1984>   pagina <466>
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Gian Luigi Bruzzone
Ho letto il Lysch, Trovo colorito molto e bello, ma troppo; come nei dipinti di Rubens troppo carminio, troppo monte, troppo lago, troppo azzurro, troppa luce: anche di quaglie si pigliano indigestioni. La lingua è plausibile, agile, e quasi sempre svelta; mi occorrono però talune parole che il vocabolario non registra. Né mi opponga; se il vocabo­lario non registra le adopera il popolo, e noi ci adoperiamo ad accostare la lingua parlata alla scritta. Bene, ma di qual popolo? Se dello Italiano, io dal popolo toscano non le udii profferire mai: ora se le sono parole del vernacolo lombardo o ligure, e non accettate dagli altri popoli della penisola, invece di rendere la lingua nazionale me la farete muni­cipale. 11 racconto comincia col signor Mario che va girandoloni, e trova Beda, una fanciulla cieca che rispecchia la sua parte di pietà del lettore, e finisce lì. Secondo la mia opinione ciò non giova allo insieme del libro; in pari modo non lodarono nel Tasso l'episodio di Olinto e Sofronia sul principio della Gerusalemme', e se anche lo Scott incomincia spesso co* viaggi, bisogna dire che se ne serve per darci notizia delle cose necessarie per bene comprendere il romanzo, e in certa guisa vi stanno collegati. poi non sempre non garbano anco in lui. E se nello Assedio premisi la morte del Macchiavello, W) anche questo non fu lodevole. Simili episodi mi danno sospetto che siano bozzetti disegnati in altro tempo e messi li a guisa di cornice, bene intagliata, se vuole, indorata, ch'è un portento, ma sempre cornice.
Ma il quadro poi non si presenta disegno svariato, ed uno, verosimile tanto da appassionarmi come se fosse vero, una serie di morti e di resurrezioni parallele. Rotti e non ben saldati gli amori della marchesa; Mario Forteguerri mi repugna, non tempra di ferro, tentenna di professione. In un primo lavoro di un giovane genovese: Orto ed occaso più fermi i personaggi, ed anche nell'ultimo lavoro del Bacco-redda soverchia la costanza della donna, ma pure tale da riempire l'animo di pietà e di spavento.
Descrizioni ne ha messe bellissime, e tropi e immagini a fusone, e va bene; simili­tudini sovente leggiadre, qualcheduna no, come l'acqua che rompe fra li scogli posta a confronto co' capelli sparsi sopra le spalle della venusta donzella.
Ecco non la mia critica (che la critica ho in uggia peggio delle cicale) ma le mie impressioni, le quali dichiaro che saranno malsane, guercie e zoppe, ma sono le mie: non intendo ch'ella le partecipi, anzi non ne faccia caso, le butti nel corbello della spazzatura; le ho scritte col gusto di chi va alla gogna per compiacere alla sua richiesta, e comunque sieno, badi di ravvisare in esse una prova della stima che faccio del suo carattere e un segno della grande affezione che ho per lei.
Qui non ho ritratti piccoli né grandi, né da giovane né da vecchio: appena tornato a Livorno mi farò un piacere di soddisfarlo. Se vede il signor Cavallotti e lo conosce avendomi mandato il suo ritratto per avere il mio gli dica la medesima cosa e lo saluti tanto da parte mia.
Aff. Amico F. D. Guerrazzi
XXVII*7) Livorno, 4 Settembre 1873
Carissimo,
non pensi più a cotesto signore, e tutto è finito. La verità può ordinariamente dirsi agli uomini grandi, agli altri no. Diavolo! O che cosa ci è stato a fare nel mondo se a questa ora non ha questa massima marcia nella testa.
La prego non darsi altro travaglio circa la pendenza Politti. Gli ho fatto proposte
S5) F.D. GUERRAZZI, L'assedio di Firenze (l ed. Parigi, 1836).
6) Così nel testo.
87) Originale nell'A-M.; inedito.