Rassegna storica del Risorgimento

anno <1984>   pagina <469>
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LIBRI E PERIODICI
MARINA CAFFIERO, L'erba dei poveri. Comunità rurale e soppressione degli usi collettivi nel Lazio (secoli XVIII-XIX) (Istituto di Storia moderna dell'Università La Sa­pienza di Roma, Storia, 10); Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1983, in 8, pp. 122. S.p.
Se è vero che la questione della terra è uno dei nodi più significativi e per taluni il solo autentico della storia dell'Italia preunitaria, tale da caratterizzare in maniera massiccia un Risorgimento che non sia più inteso come mera lotta per l'indipendenza nazionale, allora bisogna concludere che esiste una indubbia sproporzione tra la rilevanza del fenomeno e l'attenzione prestatagli dalla ricerca storica. Certamente si sconta un ritardo di anni, perché, mentre gli aspetti più visibilmente patriottici (nel senso più lato: diplo­matici, militari, politici, culturali ecc.) sono stati analizzati e messi a fuoco sin dai primi decenni dopo l'Unità, alle strutture economiche di quel mosaico di Stati che era l'Italia fino al 1859-60 e quindi allo sviluppo della proprietà fondiaria e al tramonto delle antiche forme di conduzione della terra si è cominciato a guardare con metodo solo negli ultimi decenni e tenendo d'occhio alcune zone in particolare: il Mezzogiorno innanzitutto, la Toscana, la pianura padana, la Sardegna. Per la parte meridionale dello Stato pontificio che corrisponde all'odierno Lazio tale ritardo risulta poi ancora più pronunziato: a parte i vecchi lavori di Calisse, De Cupis, Curis, dopo il 1960, anno a cui risalgono le Ricerche di Villani sulla proprietà e sul regime fondiario nel Lazio, molto tempo è dovuto passare prima di avere i volumi di Pescosolido sui Borghese e della Girelli sui Chigi.
Questi studiosi hanno affrontato il problema della trasformazione della proprietà terriera prendendo come punto d'osservazione il patrimonio di una singola, grande famiglia. Diverso è invece il taglio di questa ricerca di Marina Caffiero che appare come decimo volume della benemerita collana di storia dell'Istituto di Storia moderna della Sapienza di Roma e che risulta molto accurata e ben più ricca delle 114 pagine, peraltro densissime, di cui si compone: diverso perché la Caffiero prende in esame la questione degli usi civici e della loro lenta erosione a favore della privatizzazione, così che il suo approccio finisce per configurarsi, come avverte l'Autrice stessa nella presentazione, come un primo tentativo di ricostruire per il Lazio, tenendo costantemente presentì le vicende di altri paesi, soprattutto della Francia, e le impostazioni metodologiche e interpretative della storiografia più recente, il conflitto di interessi e le resistenze [...] scatenati dall'avvio dei processi di consolidamento della proprietà in senso individuale e di privatizzazione delle terre comuni, tramite la liquidazione dei vincoli che intralciavano il possesso, quali appunto le servitù collettive (p. 10). ti mia impressione che nel perseguire tale obiettivo la Caffiero giochi molto bene le sue carte, che sono la profonda conoscenza della letteratura sull'argomento, la capacità, ove occorra, di porsi in posizione critica rispetto ad essa e di mettere in discussione anche quelle verità che sembravano acquisite, la padronanza delle fonti d'archivio e del materiale documentario e, last but not least, la qualità della scrittura, concisa e chiara anche quando si trovi ad affrontare i picchi delle statistiche, uno scoglio sul quale di solito navi pur molto solide si infrangono. La Caffiero, invece, si muove sicura verso la dimostrazione di quella che è la tesi di fondo del suo lavoro, la tesi, cioè, che, contrariamente a quanto sostenuto in precedenza dalla storiografia, il processo di privatizzazione della terra e di soppressione degli usi civici nel Lazio non dovette attendere l'unificazione con il resto della penisola per prendere slancio ma era già ben avviato sotto il potere temporale.
Cosi, la principale tra le varie servitù, lo }us pascendt, assunto proprio per la sua diffusione a termine di riferimento, da una iniziale presenza tra fine 700 e primi '800 sul